Nuovo tour per i Nomadi: «La nostra storia è ancora una favola»
Beppe Carletti si racconta in vista della data zero a Concordia sulla Secchia il 12 dicembre
Giovedì 12 dicembre, alle 21, con la data zero del live tour 2024/2025 dei Nomadi torna la grande musica al Teatro del Popolo di Concordia sulla Secchia (Modena). L’atmosfera intima e accogliente del teatro offrirà un contesto perfetto per apprezzare la profondità dei testi e la melodia delle loro canzoni. Biglietti da 30 a 18 euro, in biglietteria del Teatro e su Vivaticket. La scaletta dei brani di questo tour ripercorrerà l’intero repertorio, proponendo sia i successi più popolari che i nuovi, e non mancheranno alcune inaspettate interpretazioni. I Nomadi sono Beppe Carletti (tastiere, fisarmonica e cori) , Cico Falzone (chitarre e cori) , Massimo Vecchi (basso e voce) , Sergio Reggioli (violino e voce) , Yuri Cilloni (voce) , Domenico Inguaggiato (batteria) . La band emiliana, considerata la più longèva in Italia (seconda nel mondo dopo i Rolling Stones), nel 2023 ha festeggiato 60 anni in musica e per l’occasione è stata ricevuta dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. In questi anni ha percorso 2 milioni di chilometri (50 volte il giro del mondo, più di 2 viaggi di andata e ritorno dalla Luna) e tenuto 7.500 concerti. «Mai avrei pensato di essere ancora sul palco raccontando la storia dei Nomadi che è la mia storia – afferma Beppe Carletti, fondatore del gruppo insieme ad Augusto Daolio – Sono fortunato a poter fare quello che mi piace, che è poi l’unica cosa che potrei fare, non mi vedo in nessun’altro posto che qui».
Carletti, con la data zero del nuovo Live Tour al Teatro del Popolo di Concordia si ritorna dove tutto è cominciato?
«È un ritorno a casa. A Concordia c’era una sala da ballo che si chiamava La Lucciola e dove ci ritrovavamo quando eravamo più giovani. Io sono nato a Novi ed è bello rivedere i luoghi che mi hanno visto crescere come persona e come musicista. Quando il Comune ci ha contattati per questa data sono rimasto favorevolmente sorpreso. Si torna di nuovo a respirare l’aria della Bassa».
L’emilianità dei Nomadi è sempre stata una vostra caratteristica.
«Siamo sempre stati legati a questi territori. Anche quando c’era Augusto noi tornavamo sempre a casa, anche se adesso un po’ meno. Abbiamo sempre voluto ritornare nei posti dove siamo nati ed è una cosa bella perché vuole anche dire di esserci ancora».
Lo scorso anno avete festeggiato i 60 anni di attività. Per l’occasione siete stati ricevuti dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ma il Festival di Sanremo si è dimenticato di voi.
«Si vive lo stesso. Per la verità siamo un po’dispiaciuti perché un piccolo riconoscimento per i 60 anni di un gruppo, che ha avuto diversi cambiamenti negli anni, ce l’aspettavamo. Incontrare il Presidente Mattarella è stata una cosa bella e piacevole. È una persona incredibile e di una umanità unica».
È vero che fin dall’inizio il successo non era il vostro obiettivo, ma volevate solo divertirvi e vivere di musica?
«Dovrebbe essere così per tutti. Purtroppo il mondo è cambiato. Una volta c’erano le balere adesso anche i locali hanno cambiato volto e la musica viene quasi tutta fatta con il computer e non si sa neppure chi suona. Noi siamo legati ancora alla vecchia maniera, l’importante è riuscire a trasmettere delle emozioni come può esserlo la musica dal vivo».
Una delle vostre caratteristiche è quella di portare la musica in piccoli paesi dove c’è calore e accoglienza.
«È bellissimo tenere concerti nei paesi più piccoli fuori dai grandi circuiti musicali. C’è più umanità, più genuinità e la gente ti accoglie a braccia aperte, a differenza di quello che ti riserva la grande città dove riempi i teatri ma poi ognuno per la sua strada. Io ho sempre sostenuto che i piccoli paesi sono le nostre grandi città».
Nel maggio dello scorso anno, per festeggiare i sessant’anni di musica, avete pubblicato “Cartoline da qui”, il vostro 38esimo album in studio. Chi sono i destinatari di queste cartoline?
«È anche il singolo che dà il titolo all’album ed è stato scritto da Luciano Ligabue. Le cartoline partono dalla Bassa modenese ed arrivano a tutte le persone che ci vogliono bene. Adesso non c’è più l’abitudine di scrivere ed è un vero peccato. Una volta aprivi la cassetta delle lettere ed era piena di cartoline. Basta scrivere un indirizzo ed arrivano in tutto il mondo».
Per lei ancora Nomadi oppure prenderà il sopravvento la passione per la musica da film e la voglia di fare il nonno?
«È bello tutto. Io mi reputo un fortunato perché vivo di una passione e riesco a fare coincidere le due cose. Anche se sono poco a casa per lavoro, quando ci sono passo tantissimo tempo con i miei nipoti dandogli tutto l’affetto possibile. Quelli che hanno 16 anni iniziano ad uscire da soli mentre con quelli più piccoli e più facile tenerli a casa. È una fortuna diventare nonni e a me piace essere musicista e nonno e spero che possa durare il più a lungo possibile».
Sessant’anni dopo si può dire che i Nomadi hanno vissuto una favola?
«Certamente, la nostra vita è stata ed è ancora una favola e raccontarla ci emoziona sempre. Nel nostro gruppo sono passate venticinque persone per essere qui oggi, compreso me. Una favola che non sembra neppure reale. Auguro a tante persone di vivere una favola come la nostra. Finché il cuore batte e le gambe reggono io vado avanti».l © RIPRODUZIONE RISERVATA