Reggio Emilia chiede «Giustizia per Ramy» e protesta contro il Ddl Sicurezza
Venerdì sera la manifestazione “100mila Luci”
Reggio Emilia Una passeggiata pacifica, non priva di qualche momento di tensione, per rimarcare il “no” fermo al Ddl Sicurezza e chiedere giustizia per Ramy Elgaml, il ragazzo morto in scooter a Milano durante un inseguimento dei carabinieri lo scorso 24 novembre.
Venerdì sera un centinaio di manifestanti hanno partecipato all’iniziativa “100mila Luci”, che si svolgeva parallelamente anche in altre città italiane e che vuole, testualmente “fare luce contro il buio del regime”.
Il riferimento è al Ddl Sicurezza che, in attesa di essere approvato al Senato, sta generando polemiche e spaccature. La camminata di ieri sera, organizzata da Casa Bettola, Laboratorio Aq16 e Città Migrante, è partita da via Martiri della Bettola e arrivata davanti alla prefettura in Corso Garibaldi, dove sono state posizionate a terra le candele.
Un momento particolarmente significativo si è verificato all’altezza di Porta Castello quando, in accordo con la Digos che ha garantito la sicurezza e presidiato il corteo, i manifestanti hanno di fatto bloccato la Circonvallazione, esponendo lo striscione “Contro il buio del regime fermiamo il Ddl paura”. Alcuni contestatori hanno minacciato e inveito da lontano, senza però avvicinarsi ai manifestanti.
In mattinata, intanto, era stato il coordinamento studentesco Rabûn ad aderire alla protesta. I ragazzi, nel cortile del Polo Scolastico di via Makallè, hanno esposto lo striscione “Verità e giustizia per Ramy e Fares” ribadendo poi i propri pensieri attraverso una nota: «La morte di Ramy Elgaml ha sconvolto la nostra comunità e sollevato un'interrogazione profonda su come vengono trattati i diritti dei cittadini, soprattutto quelli più vulnerabili. Ramy, un giovane ragazzo, è stato ucciso e questo evento ha portato alla luce una serie di interrogativi sulla brutalità razzista e sull’uso della forza da parte delle forze dell'ordine, ma anche sul contesto in cui viviamo».
Prosegue il collettivo: «Ramy non è solo una vittima di un episodio di violenza, ma il simbolo di una situazione che troppo spesso si ripete: la criminalizzazione di alcune fasce di popolazione, anche e soprattutto su base razziale».