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«Inquinamento luminoso, così monitoriamo la zona dell’Appennino»

Tommaso Borghi*
«Inquinamento luminoso, così monitoriamo la zona dell’Appennino»

Il divulgatore Pierluigi Giacobazzi è l’ideatore del progetto “Cielo e stelle d’Appennino” promosso dal Parco Nazionale

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Divulgatore scientifico, astrofotografo e guida ambientale, Pierluigi Giacobazzi è l’ideatore del progetto “Cielo e stelle d’Appennino” promosso dal Parco Nazionale dell’Appennino tosco-emiliano insieme agli studenti del corso di Informatica e Telecomunicazioni dell’istituto Cattaneo-Dall’Aglio di Castelnovo ne’ Monti. In questa intervista spiega come è nato e in che modo punta a sensibilizzare le persone sugli effetti dell’inquinamento luminoso.

Come è nato “Cielo e Stelle d’Appennino” e cosa l’ha ispirato?
«Il progetto nasce dalla mia esperienza di divulgatore scientifico, un’attività che dal 2010 mi vede impegnato nella diffusione della cultura astronomica e ambientale. Vivendo a Castelnovo ne’ Monti e collaborando con il Parco Nazionale dell’Appennino tosco-emiliano, ho colto l’opportunità di sensibilizzare le nuove generazioni sull’importanza di tutelare la volta celeste, intesa non solo come laboratorio per gli astronomi, ma anche come parte integrante del nostro ambiente. Grazie al prezioso supporto del professor Fabrizio Silvetti e dell’istituto Cattaneo-Dall’Aglio, il progetto ha preso forma e, a breve, avvierà il monitoraggio dei livelli di inquinamento luminoso nell’Appennino reggiano. L'iniziativa coinvolgerà sia gli studenti che le comunità locali, promuovendo una maggiore consapevolezza sulla necessità di preservare il cielo notturno».

Quali sono le prospettive del progetto?
«Questo, in realtà, vuole rappresentare solo il primo passo di un progetto potenzialmente più ampio, che punta a creare una rete estesa di monitoraggio dell’inquinamento luminoso. L’obiettivo principale è sensibilizzare le persone, dimostrando come anche piccoli gesti quotidiani possano contribuire a ridurre l’impatto della luce artificiale sull’ambiente notturno. Si stima che un terzo della popolazione mondiale non abbia mai osservato la Via Lattea: preservare e restituire questa meraviglia è una sfida collettiva che riguarda tutti noi».

Come si è interessato all’inquinamento luminoso e quali sono i suoi effetti?
«Quando alle persone si parla di stelle all’interno di planetari e scuole, è inevitabile affrontare il tema dell’inquinamento luminoso. Questo fenomeno consiste nell’alterazione della luce naturale dovuta all’eccessiva illuminazione artificiale. Oltre a impedire l’osservazione del cielo stellato, ha effetti negativi su molte specie animali e vegetali, e può influire anche sulla salute umana alterandone il ritmo circadiano, favorendo l’insonnia sino a causare stati infiammatori e patologie gravi. Dal punto di vista culturale, privare i bambini della possibilità di ammirare la volta celeste notturna limita la loro connessione con l’ambiente circostante e ne condiziona la crescita personale. Inoltre, l’illuminazione artificiale rappresenta circa il 10% del consumo energetico globale, contribuendo significativamente alle emissioni di CO2».

Quali difficoltà si incontrano nel sensibilizzare le persone su questo tema?
«Il problema dell’inquinamento luminoso è spesso percepito come una questione che riguarda solo astronomi e appassionati di stelle, ma in realtà coinvolge tutti, poiché ha un impatto diretto sulla salute e sull’ambiente. La vera sfida è sensibilizzare l’opinione pubblica su questi effetti, superando l’idea, culturalmente radicata, che un’illuminazione eccessiva sia sinonimo di progresso e sicurezza. Il nostro obiettivo è promuovere una gestione responsabile dell’illuminazione, evidenziando i benefici che può portare sia per l'ambiente che per la qualità della vita».

Qual è il messaggio più importante per i giovani interessati ad astronomia e tutela ambientale?
«Invito i giovani a riscoprire la bellezza del cielo stellato e a coltivare la loro curiosità verso l’astronomia. Imparare a leggere l’alfabeto del cielo, dalle costellazioni alla mitologia celeste, rappresenta un primo passo per avvicinarsi a questa affascinante disciplina scientifica. Progetti come il nostro dimostrano come astronomia e tecnologia possano collaborare non solo per proteggere l’ambiente, ma anche per promuovere una cultura più consapevole e rispettosa della natura». 
*Studente dell’istituto Cattaneo-Dall’Aglio di Castelnovo ne’ Monti
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