Affitti, dalla Regione Emilia-Romagna 10 milioni di euro di aiuti: ecco a chi spettano
Cella (Sicet Cisl): «Qui il canone ben oltre il 40% delle entrate di una persona». Intanto il governo azzera gli stanziamenti
«Ormai molte famiglie con due redditi e figli - denunciano i sindacati che si occupano del problema dell’affitto casa, impellente in Emilia-Romagna - non ce la fanno più a sostenere insieme locazione e altri costi della vita. Per questo, ci aspettiamo tantissime richieste per il Bando Affitti della Regione Emilia-Romagna, nonostante l’Isee dei nuclei familiari ammissibili sia tra i 6.400 e gli 8mila euro lordi l’anno. E c’è ancora da smaltire la graduatoria del ’22, ultimo anno finanziato dallo Stato».
Per dare un sollievo a chi non riesce a pagare l’affitto, cadendo così nel baratro della morosità - sfratti in calo in Emilia Romagna tra il 2023 e il 2022 con l’eccezione di Modena dove aumentano del 10 per cento - lo scorso luglio la giunta regionale ha stanziato 10 milioni di euro di “contributi per l’accesso alla abitazione in locazione”, il cosiddetto Bando Affitti, che vede la scadenza ormai prossima, il 15 ottobre.
Tali risorse serviranno a far fronte alle domande di chi non ce la fa proprio più e si ritrova anche a dovere, in pratica, riversare l’intero stipendio mensile (magro, ovviamente) al proprietario di casa, se non vuole essere buttato fuori: accade spesso anche nella “ricca” Emilia Romagna. Per poter partecipare al Bando occorre rivolgersi ai propri Comuni e Unioni di Comuni, che raccoglieranno le adesioni, per le quali ci sono dei requisiti da rispettare.
Le regole
Per partecipare occorre essere cittadino italiano o europeo, oppure essere in possesso di un permesso di soggiorno di uno stato extra Ue e titolare di un permesso di almeno un anno, oppure di un permesso Ue per soggiornanti di lungo periodo. Inoltre, bisogna essere residenti o domiciliati con regolare contratto di affitto, registrato alla Agenzia delle entrate, di un alloggio in Emilia-Romagna e avere un Isee non superiore agli 8mila euro (6.400 in alcuni territori). Necessario anche avere un canone annuo di affitto che sia superiore al 25% del proprio reddito lordo.
Ci sono poi vari motivi di esclusione, come essere proprietari di porzioni di appartamenti, essere assegnatari di case popolari o di alloggi universitari. Chi è ammesso può ottenere un contributo del 20% del canone annuo del “suo” appartamento: fino a un massimo di 1.500 euro, se l’incidenza del canone sul reddito Irpef lordo del nucleo rientra tra il 25% e il 40%; del 25% del canone annuo e fino a un massimo di 2mila euro, se l’incidenza del canone sul reddito lrpef lordo del nucleo supera il 40%.
Sindacati inquilini
«L’ha detto anche il presidente di Confindustria Emanuele Orsini – spiega Eugenia Cella, segretaria del Sicet Cisl Emilia centrale - che il canone di affitto di una persona non può essere superiore al 30% delle proprie entrate mensili. Il problema è che in Emilia siamo già ben oltre il 40% e così tantissimi non riescono più a venire a lavorare e vivere nella nostra regione. Noi, anche tramite il bando affitti, aiutiamo qualcuno, ma così non si risolve una situazione sempre più complessa: come fanno marito e moglie con introiti per 2mila euro mensili a occuparsi di due figli se magari ne spendono mille per l’affitto di casa?».
La sindacalista Cisl vede insomma grigio: «Il bando affitti va avanti anche quest’anno, con 10 milioni, grazie alla Regione, perché per il secondo anno consecutivo il governo Meloni, con Salvini alle politiche abitative, ha completamente azzerato lo stanziamento statale, che nel ’22 era di 40 milioni. Con quella cifra arrivarono 65mila domande e ci sono ancora persone in attesa, tanto che Bologna non partecipa al bando di quest’anno, ma ha deciso di scorrere la vecchia graduatoria. Che senso ha aiutare le famiglie, se poi si è costretti a dire che hanno diritto all’affitto, ma non ci sono le risorse? Peraltro alcune province, come Modena e Rimini, per il bando ’24 in corso hanno deciso di abbassare del 20%, quindi a 6.400 euro lordi l’anno, la soglia di reddito per il quale si è ammessi al bonus».
Interviene Carlo Veneroni, responsabile di Sunia Cgil di Reggio Emilia: «Tutto è utile, quindi ben venga questo bando, ma dobbiamo dirci che si tratta di una mancetta o poco più. Occorrerebbe qualcosa di più strutturale, anche perché così si svuota la legge 431 che venne fatta dal centrosinistra. Va anche ricordato, anche se ora si è migliorata la situazione, che in passato il bando affitti dava ai beneficiari tre mensilità l’anno, ma te le dava dopo otto mesi dalla domanda: così, se tu rischiavi la morosità, dopo tutto questo periodo probabilmente eri finito lì e rischiavi lo sfratto». Veneroni è un esperto dell’argomento: «Sono in Sunia da 21 anni e posso dire che un tempo venivano solo certe categorie di persone a cercare aiuto, ora arriva quella che dovrebbe essere classe media e invece, davanti a stipendi che non si adeguano ai costi della vita schizzati in su, chi è in difficoltà aumenta sempre più».
Proprietari di casa
Promuove il bando Francesco Lamandini, presidente dell’Associazione sindacale piccoli proprietari immobiliari (Asppi) dell’Emilia Romagna: «Dal nostro punto di vista di proprietari di casa questo aiuto della Regione è utilissimo, per cui speriamo sia confermato. Del resto la legge sull’affitto, la 431 del 1998, prevede solo due misure strutturali: questa del bando e i canoni concordati. Noi siamo favorevoli, perché si tratta di strumenti che possono scongiurare le morosità di chi affitta». l
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