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L’epopea del nostro Lambrusco

Adriano Arati
L’epopea del nostro Lambrusco

Il Consorzio di Tutela del Doc tra tradizione e innovazione

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Reggio Emilia È il principale baluardo per il presidio e la diffusione del Lambrusco reggiano e modenese, il Consorzio Tutela Lambrusco presieduto da Claudio Biondi. Va ricordato che nelle due province vi sono quasi 10.000 ettari di viti dedicate al lambrusco, dalla pianura alla collina e ai primi lembi dell’Appennino, e qui operano i settanta produttori riuniti nel consorzio: si va dalla piccola azienda agricola familiare a cooperative diffuse su perimetri vasti a realtà di spessore internazionale. Insieme, lavorano dodici varietà della “famiglia” del lambrusco, comprese sei Doc, ovvero Lambrusco di Sorbara, Lambrusco Salamino di Santa Croce, Lambrusco Grasparossa di Castelvetro, Modena, Reggiano e Colli di Scandiano e di Canossa.

Di questo elenco fanno parte quattro Doc nate più di mezzo secolo fa – parliamo di Lambrusco di Sorbara, Lambrusco Grasparossa di Castelvetro, Lambrusco Salamino di Santa Croce e Reggiano –, nate cioè in un’epoca in cui l’attenzione all’origine dei prodotti e alla qualità delle varie fasi della catena non era certo quella attuale, così come inferiori erano i tentativi di plagio. Oggi il percorso si è ampliato, sfruttando le caratteristiche “duttili” del lambrusco, che hanno permesso di ampliare l’offerta rispetto a quella classica.

«Tra i vini più freschi e immediati e quelli più ricchi e strutturati, il Lambrusco è un vino caratterizzato da una grande versatilità. Una caratteristica dovuta sia all’ampio ventaglio di vitigni, ben dodici, appartenenti alla famiglia di uve, ma anche ai diversi metodi e tipologie produttive. Specialmente negli ultimi anni, infatti, in aggiunta al frizzante che ne è senza dubbio la declinazione più diffusa, si sono affermati gli spumanti metodo Charmat e metodo Classico, così come vini Lambrusco prodotti con rifermentazione in bottiglia», si sottolinea dal consorzio.

Si parla di uno dei vini più noti e venduti a livello mondiale, anche se spesso alle prese con la necessità di difendersi da una nomea inferiore, soprattutto in Italia, rispetto ai cugini di altre regioni. Proprio in quest’ottica è stato creato il Consorzio Tutela Lambrusco, formalmente un’associazione interprofessionale di categoria senza scopo di lucro riconosciuta dal 1° gennaio 2021, nata dalla fusione di tre precedenti consorzi di tutela distrettuali: il Consorzio Tutela del Lambrusco di Modena, il Consorzio Tutela e Promozione dei Vini Reggiani DOP e il Consorzio Tutela Vini Reno. Ora, si ribadisce con fierezza, «unisce imprese vinicole della provincia di Modena e Reggio Emilia che condividono con impegno e determinazione la promozione, la tutela, la vigilanza e l’informazione ai consumatori in riferimento alle denominazioni di origine controllata che hanno consolidato il successo e la fama del Lambrusco nel mondo. Il Lambrusco, il vino più diffuso al mondo, è l’orgoglio di un territorio, di una cultura, di un paese».

I due fronti principali di azione sono da un lato quello di tutela e vigilanza del marchio e dall’altro quello della promozione e della valorizzazione dei vari prodotti. L’attività protettiva è portata avanti con il ministero dell’Agricoltura e l’Ispettorato Centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari, così da presidiare tentativi di falsificazioni e manovre poco limpide, che non sono mancate da parte di produttori esteri, nella commercializzazione dei vini a denominazione di origine controllata.

Sempre al consorzio spetta l’attività di controllo interno, per verificare la qualità e la sicurezza delle procedure produttive e il rispetto del disciplinare di riferimento. A livello amministrativo svolge ricerche per assicurare la tutela delle denominazioni dal plagio e da altri illeciti.

Inoltre, «promuove sul mercato nazionale e internazionale il Lambrusco come vino di qualità. Informa il consumatore con notizie relative al prodotto contribuendo a rafforzare l’immagine delle denominazioni. Partecipa alle più importanti manifestazioni del settore vitivinicolo e presenzia ad eventi e iniziative finalizzate ad una sempre più diffusa e approfondita conoscenza del Lambrusco nelle sue varie tipologie».

Insieme al Consorzio Tutela Vini Emilia, poi, il Consorzio Tutela Lambrusco ha guidato il percorso di modifiche dei disciplinari di produzione delle denominazioni del Lambrusco Doc e Igt Emilia Lambrusco. Tra le novità introdotte, nuovi sistemi di tracciabilità, un abbassamento della resa di trasformazione massima dell’uva in vino, che dall’80% scende al 75% con un aumento della qualità, e una stretta sulla gamma di punti colore ammessi.

Sempre più, poi, si guarda alla promozione internazionale. Anche nel 2023, il consorzio sarà presente alla rassegna Modena Champagne Experience in programma il 15 e il 16 ottobre. Nei mesi scorsi, poi, le etichette Doc tutelate hanno avuto un ampio spazio in uno dei luoghi dalla maggior capacità turistica globale, il Museo Enzo Ferrari dedicato al più noto e amato marchio automobilistico. Lo hanno avuto come accompagnamento ai piatti preparati appositamente da tre celebri chef emiliani: il reggiano Andrea Medici dell’Osteria in Scandiano, Emilio Barbieri del ristorante Anna e Stefano Corghi dei ristoranti Il Luppolo e L’Uva e Osteria Santa Chiara. A Parigi, è stato inoltre proposto il primo World Lambrusco Day.  l

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