«Suono per emanciparmi»
La dj queer Beatrice Bertani, in arte Babel, si racconta a Replay «Il giorno è associato a frenesia e lavoro, per me la notte è libertà»
Reggio Emilia «La musica mi permette di liberarmi da quelle “catene” e dai pregiudizi che io prima di tutto impongo a me stessa. Suono per emanciparmi: dai miei genitori, dalla società, dalla Beatrice che a volte è un po’ rigida e bloccata. Non voglio nascondere nulla della persona che sono». Così Beatrice Bertani, in arte Babel, spiega perché ha deciso di collocarsi all’interno della scena musicale queer, che negli ultimi anni in Italia è fiorita intorno alla comunità Lgbtqia+, e il senso che trova oggi, per lei, questa definizione in musica. «Vuoi sapere se è stato causa di discriminazioni questo? Sì, ed è stato poco piacevole. Ma il termine queer lo uso perché voglio che la gente sappia che se vuole ballare sotto le mie casse, può, anzi deve, lasciare a casa pregiudizi, odio e discriminazione».Reggiana, 31 anni e una laurea in matematica, Babel si avvicina alla musica a 8 anni, quando comincia a suonare la chitarra, ma è l’elettronica a conquistarla e nelle serate a ballare con gli amici inizia a desiderare di essere lei a mettere i dischi e scegliere i pezzi uno dopo l’altro. «Così, nel 2017, ho deciso di iscrivermi a un corso da dj che proponeva l’Insomnia Studios a Reggio Emilia, dove ora svolgo il corso da producer», racconta la protagonista di questa settimana della rubrica Replay dedicata alla scena musicale locale. Da lì succede che, dopo la pausa forzata del Covid, nel 2021 torna dietro la consolle per ritrovare quella spensieratezza che aveva perso. «Volevo fare qualcosa di concreto per la mia città e per la comunità Lgbt, così sono andata a bussare alle porte del Circolo Arci Tunnel e lì ho iniziato a costruire e formare, insieme a uno degli staff con cui collaboro, il progetto queer di Histerika, che ha l’obiettivo di definire uno spazio artistico sicuro e accogliente, dove chiunque può e deve sentirsi libero di esprimersi, senza giudizi altrui e senza discriminazioni di alcun genere». La notte, di cui ama le luci, «che illuminano il buio», per lei ha il sapore della libertà perché «viviamo in un mondo in cui il giorno è associato al lavoro, alla frenesia, al portare a casa un risultato costantemente e a stare dentro canoni che spesso ci vengono imposti». Mentre la notte è tutta un’altra cosa. Di solito suona nei club e nelle discoteche (a Reggio Tunnel e Italghisa) ma si è aperta a situazioni anche molto differenti che, dice, le hanno regalato ogni volta dei momenti unici: «davanti ai più piccoli, ed è stato davvero entusiasmante, oppure in sala del Tricolore durante le premiazioni di “Reggiane per esempio”, dove ho portato una selezione musicale tutta al femminile». Sabato salirà in consolle al Circolo Arci Tunnel («ci sarà Histerika») mentre a maggio è attesa al Pride di Modena. «Per qualcuno sono una persona sprovveduta, per altri un’egoista, quando dico che voglio vivere di musica – rivela Babel – ma per me si tratta di concretizzare quello in cui ogni giorno credo e che, a piccoli passi, sto provando a costruire. Vorrei portare il mio progetto artistico in giro per il mondo, anche se confesso che, quando mi chiedono qual è il posto dei sogni dove vorrei suonare la risposta è sempre “all’Rcf Arena”, cioè di fianco casa. Fa ridere, forse, ma anche un po’ riflettere».