Gazzetta di Reggio

Replay
La rubrica Replay

Aelvin si scopre in musica

Alice Benatti
Aelvin si scopre in musica

Dopo il brano “Abbastanza” per i prossimi mesi ha in serbo altre novità «La musica è un atto di scoperta di me stesso e una finestra su chi sono»

09 aprile 2024
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Reggio Emilia «La musica per me è possibilità di essere quindi di disegnare questa presenza innanzitutto a me stesso e poi agli altri. Nelle mie canzoni entrano pezzi della mia vita: il passato e le sue ferite, le incertezze del presente, il futuro con le sue insicurezze. Cerco di usare la musica come uno strumento terapeutico, per conoscermi di più. È un atto di scoperta, insomma. Ed è bello che pezzi della mia ricerca siano condivisi dalle persone che mi ascoltano: penso stia lì la vera magia». A parlare è Alvin Osei, in arte Aelvin, 29enne reggiano di origini ghanesi cresciuto nel Rione Borghi, dove un giorno vorrebbe portare il suo progetto artistico. Nel suo rap sono le sfumature di soul, jazz, rnb e blues a rendere la sua musica una contaminazione di stili che accompagnano testi intimi e biografici. «Tu che appoggi aspettative su questo cuore che non sa mai cosa dire. Volevo essere abbastanza. Volevo essere all’altezza. Quando sento che non basta qualcosa qui si spezza» canta nel suo ultimo singolo “Abbastanza” (2024), in cui dà voce alla sensazione universale di non essere abbastanza, appunto, per alcune persone o situazioni. «Questo sentimento – dice Aelvin – è però spesso il riflesso di un qualche nodo interiore che proiettiamo verso l’esterno. Quindi credo che il cambiamento possa derivare solo dallo scontro con questa nostra percezione».

In città lavora come educatore sociale ma fa musica dai tempi delle scuole medie e il suo primo album, “Ciò che non è Blue” (2013), l’ha pubblicato neanche ventenne in collaborazione con il produttore Gordo. Poi ci sono stati dieci anni di “silenzio”, nei quali ha continuato a scrivere testi scegliendo, però, di non pubblicarli. «Ogni cosa ha il suo giusto momento, penso e vivo in questo modo», spiega il protagonista di questa settimana di Replay, la rubrica di Gazzetta e Arci che accende un riflettore sugli artisti del nostro territorio. Nel 2023 è arrivato il suo secondo progetto “Tu sei l’ape, tu sei la rosa” che non a caso racchiude tante sensazioni legate a quel periodo. «Oggi per un artista non è sicuramente favorevole un’attesa così lunga – ammette – ma ho sempre dato più peso alla qualità rispetto alla quantità». Dopo “Abbastanza”, nei prossimi mesi arriveranno altri singoli. «Ho in mente una bozza di progetto, qualcosa bolle in pentola ma ci devo ancora ragionare bene. La mia musica nasce spontaneamente senza forzature particolari. Sono le emozioni a guidarmi e allora le traduco». E sul luogo in cui le sue canzoni prendono vita: «Mi piace vivere l’atto creativo in casa mia quindi, principalmente, i miei brani nascono nel mio nido. Sul palco porto solo brani originali, niente cover». A Reggio Emilis, che definisce «un pezzo di cuore», anche se crede «ci siano alcune cose da cambiare a livello sociale», finora si è esibito ai Chiostri di San Pietro e al Laboratorio Aq16 durante la serata di raccolta fondi per la causa palestinese. Ma sogna tanti altri palchi dato che spera in un futuro «con e nella musica», vivendo della sua passione.