L’avventura artistica di Davide Benati viene celebrata a Palazzo da Mosto
Fino al 3 marzo le opere del pittore esposte nella mostra Encantadas
Reggio Emilia “Encantadas”, un titolo evocativo che riassume pienamente l’idea della cifra stilistica di Davide Benati: profondo, poetico, sempre riconoscibilissimo. Si chiama così la mostra che gli dedica la Fondazione Palazzo Magnani (e sostenuta dalla Fondazione Manodori) a Palazzo da Mosto (visitabile fino al 3 marzo), che vuole ripercorrere un’avventura artistica ormai cinquantennale attraverso una selezione di opere storiche e numerosi inediti, testimonianza di una costante ricerca, che affonda le proprie radici negli anni Ottanta e prosegue oggi con rinnovato slancio e determinazione. «Per Palazzo da Mosto ho selezionato opere che attraversano diversi momenti del mio percorso artistico – ha detto Davide Benati in occasione della conferenza stampa di presentazione di “Encantadas” –. Alcune sono state realizzate nel mio nuovo studio a Reggio Emilia, mentre altre provengono da collezioni pubbliche e private, spesso mai esposte o presentate solo molti anni fa in gallerie italiane e internazionali. Tutti i lavori scelti, di grande formato, dialogano perfettamente con gli spazi maestosi e affascinanti di questo palazzo quattrocentesco, che ho l’onore di avere a disposizione per la mostra».
Questa mostra nasce come invito a riscoprire un artista che ha saputo trasformare la sua visione del mondo in una pittura capace di incantare e stupire e inoltre – come ha dichiarato Maurizio Corradini, presidente di Palazzo Magnani – «è la dimostrazione del fatto che la nostra Fondazione vuole restituire alla città di Reggio Emilia la ricchezza del percorso artistico che l’artista ha intrapreso a partire dagli anni Ottanta, che è sempre stato forte e non solo mera conseguenza dei suoi natali ma anzi, espressione di un legame ideale mai interrotto» La personale a Palazzo da Mosto si apre appunto con la produzione dei primi anni Ottanta, che ha dato notorietà a Benati, costituendo la base fondante per il lavoro successivo: acquarelli di grande formato su carta nepalese di raffinata sensibilità, immagini eteree che uniscono Oriente e Occidente, sogno e realtà. La mostra presenta poi una scelta di opere realizzate tra gli anni Novanta e l’inizio del nuovo millennio: grandi lavori in cui la pratica del dittico e del trittico si afferma come primaria. Il percorso, che si compone di circa cinquanta opere, si conclude con una serie di grandi trittici inediti, che testimoniano la continuità dell’ispirazione di Benati e il suo straordinario uso della luce e del colore. Completano alcune composizioni di carte e i taccuini di viaggio, in parte esposti nel 2024 alla Biennale Disegno Rimini: appunti privati in cui in pochi centimetri di carta, in poche gocce di acquarello, in pochi segni di matita si condensano gli studi per i grandi dipinti in esposizione. La mostra è accompagnata da un catalogo edito da Dario Cimorelli, con un testo inedito di Walter Guadagnini (curatore della mostra), un’antologia critica con contributi di Roberto Sanesi, Arturo Carlo Quintavalle, Massimo Cacciari, Lea Vergine, Antonio Tabucchi, Elena Pontiggia, Fabrizio D’Amico,Antonio Tabucchi, Massimo Pulini, Francesco Tedeschi, Marco Tonelli, Sandro Parmiggiani, Mario Bertoni ed Eleonora Frattarolo e la documentazione delle opere esposte. l
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