Gazzetta di Reggio

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«Il jazz è stato il nostro richiamo»

Alice Benatti
«Il jazz è stato il nostro richiamo»

La 4Castles Jazz Band si presenta: «La nostra ricchezza è la costanza di suonare»

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Reggio Emilia Si sono conosciuti nell’Orchestra giovanile di Quattro Castella e, grazie all’incontro con il Maestro Andrea Corradi, innamorati del jazz. Così hanno deciso di formare il loro gruppo, la 4Castles Jazz Band, iniziando a scrivere una storia musicale che dura già da otto anni.

Il vostro nome è uno spot a Quattro Castella. Siete così tanto legati al territorio?

«Sì, esatto. Siamo molto legati a Quattro Castella, anche se nessuno di noi ci abita, siccome è stato il luogo in cui ci siamo conosciuti. Il nostro richiamo è stato la musica: abbiamo iniziato a suonare insieme grazie all’associazione Futuro in Musica A.p.s. che porta ancora avanti il bellissimo progetto dell’orchestra giovanile. Da lì abbiamo formato il nostro gruppo e attualmente siamo in sei a suonare: Fabio Casamatti al sassofono, Davide Iaccarino al sassofono e basso, Daniele Bacci al clarinetto, Marco Taddei alla batteria, Davide Davoli alla chitarra e Andrea Giuliani alla tastiera».

Perché proprio il jazz? E quali sono i vostri riferimenti musicali? Insomma, a chi vi ispirate?

«È un genere a cui siamo stati introdotti dal Maestro Andrea Corradi. Abbiamo cominciato insieme a lui, poi abbiamo iniziato a fare la nostra musica. Noi suoniamo esclusivamente per passione: è qualcosa che ci appaga tantissimo. Sinceramente non sapremmo dirti un personaggio o gruppo preciso a cui ci ispiriamo, a muoverci è la voglia di lasciare un segno alle persone e di esprimere la nostra musicalità».

Come nasce la vostra musica? Portateci in sala prove: come fate per dare un’identità ai brani? Ne avete di vostri o suonate cover?

«Non ci siamo mai cimentati nella produzione di brani nostri, suoniamo cover e pezzi rivisitati di altri artisti. Al momento abbiamo poco meno di una ventina di brani. Sono quasi sempre in rotazione e riusciamo a coprire un live di circa 90 minuti».

La canzone che suonate a cui siete più legati? Diteci anche alcuni di questi brani che portate live.

«Sicuramente Tu vò fa l’americano di Carosone. È il nostro cavallo di battaglia. Poi abbiamo In The Mood di Glenn Miller, Hit the road jack di Ray Charles, Rock aroud the clock di Bill Haley & His Comets e Watermelon Men di Herbie Hancock. Recentemente abbiamo deciso di introdurre brani della cultura popolare come Il Battagliero di Pataccini, anche se non centra con il genere».

Un desidero che avete per Reggio e la musica.

«A noi piacerebbe tantissimo che il Comune desse più spazio ai locali del centro che, in estate, propongono musica dal vivo all’aperto, agevolando in modo efficace l’organizzazione di tali momenti».

Dove vi siete esibiti finora? Avete qualche data in programma?

«Abbiamo fatto molti concerti in fiere, sagre, serate organizzate in centro a Reggio, qualcosa di privato e anche qualcosa a teatro. Principalmente suoniamo d’estate, quindi al momento non abbiamo ancora date in programma. La nostra ricchezza è mantenere la costanza di suonare insieme per passione, cosa che viene purtroppo limitata dagli impegni personali di ognuno di noi. Suonare è importantissimo e facciamo di tutto per riuscire a continuare».

Il palco dove vorreste arrivare a suonare?

«Non ne abbiamo mai parlato. Alcuni anni fa nell’aria c’era l’ipotesi di potersi esibire all’Umbria Jazz, ma non è stata mai concretizzata. Personalmente (dice Andrea Giuliani, ndr), mi piacerebbe fare un bel concerto sul palco di piazza Prampolini una sera d’estate».