“Il fenomeno Laplante” nella forma accattivante di un cabaret futurista
Reggio Emilia: doppio appuntamento alle Officine Creative Reggiane
Reggio Emilia Quando nel 1909 Filippo Tommaso Marinetti diede alla luce il primo Manifesto del Futurismo, l’Italia si lasciò travolgere dalla sua ventata di freschezza, perché cavalcava i cambiamenti che già erano in atto nella società, declamava il mito della velocità e del dinamismo e soprattutto perché soffiava come un’opportunità. Poco importa che quasi tutti gli esponenti del movimento si arruolarono volontariamente durante la prima guerra mondiale: la guerra era uno strumento della modernità per rompere con il passato, e come ogni rottura doveva essere forte, audace. E veloce.
Quando nel 1924 Edgar Laplante, in “arte” Cervo Bianco, sbarcò a Trieste, l’Italia si lasciò contagiare dalla sua personalità istrionica, dai suoi racconti epici e dalle sue cene sontuose, come se fosse un mago che la potesse guarire dalla mediocrità del suo presente. Poco importa che l’onorevole Matteotti fosse stato rapito e che sul regime fascista gravassero pesanti accuse di coinvolgimento nel fatto: il riscatto degli indiani d’America era anche il riscatto di una parte dell’Italia, che voleva uscire della paura e dimenticare un presente di incertezza e povertà in favore di una ricchezza effimera ma così vicina da potersi illudere di toccarla. “Il fenomeno Laplante - Lo strano caso del capo indiano fascista” sarà in scena sabato 16 novembre (ore 21) e domenica 17 novembre (ore 19) alle Officine Creative Reggiane in Via Gioia 4 (ingresso da Via Tonale). Lo spettacolo, prodotto da Fondazione Luzzati - Teatro della Tosse, è stato scritto da Maurizio Patella (finalista al premio “Shakespeare is now 2021” e al Premio Riccione per il teatro ‘21) e vedrà sul palco Luca Mammoli, Enrico Pittaluga e Graziano Sirressi del collettivo Generazione Disagio guidati dalla regia di Emanuele Conte che firma anche le scene insieme a Luigi Ferrando. I costumi sono di Danièle Sulewic, il disegno luci di Matteo Selis, le musiche originali di FiloQ e le coreografie di Giovanni Di Cicco. Nella forma accattivante di un cabaret futurista elettronico, lo spettacolo offre un affresco irriverente di un’Italia immersa in un nazionalismo da operetta contraddittoria e crudele. Vittima di se stessa. Come scrive Patella nel testo, “Tanto, tempo 3 mesi, e finisce questa buffonata”. Ma la storia ci insegna che non è andata così. E che da quel momento l’Italia non sarà più come prima. Il biglietto mecenate costa 20 euro per contribuire con una piccola donazione alle attività del MaMiMò. Biglietto intero 15 euro, biglietto ridotto 13, promo 18-30 anni 11, soci MaMiMò 10. Per informazioni e prenotazioni: eventbrite.it, biglietteria@mamimo.it oppure telefonare allo 0522/383178, dal lunedì al venerdì dalle 9.30 alle 13.30 e dalle 14.30 alle 18.30 e nei giorni di spettacolo.l © RIPRODUZIONE RISERVATA