Benza Broi a briglia sciolta
La band punk rock si prepara a lanciare il suo primo album in estate «Sarà più vicino all’hardcore e al metal e vario nelle contaminazioni»
Reggio Emilia C’è un album in lavorazione da quasi un anno nel futuro (l’obiettivo è l’estate) dei Benza Broi, band punk rock nata a Reggio Emilia nel 2016 che si è evoluta nella formazione quanto nella musica. «Possiamo anticipare che si discosterà dall’Oi! (o street punk, ndr) che ci ha caratterizzati in “Istruzioni per l’urto” – rivelano – quindi più vario in termini di contaminazioni, dai NOFX agli Slayer, ma anche mediamente più duro come suono quindi più vicino all’hardcore e al metal. Il singolo “Nella vita”, uscito lo scorso anno, ne è già un primo anticipo».
Dopo i rallentamenti dello scorso anno, nell’ultimo periodo hanno chiuso gli ultimi pezzi ancora incompleti e (quasi) ultimato le registrazioni. In generale, però, i Benza Broi – protagonisti di questa settimana di Replay, la rubrica settimanale della Gazzetta in collaborazione con Arci che accende un riflettore sulla scena musicale locale – non amano etichettarsi con un unico genere musicale e si definiscono liberi a livello compositivo. I loro brani sono quasi esclusivamente inediti «con l’eccezione di “E allora?!”, contenuto nel precedente album “Istruzioni per l’urto”, che altro non è che un riarrangiamento in italiano di “So What” degli Anti-Nowhere League, il quale vanta una rivisitazione anche dei Metallica». Quelli a cui sono più legati? Concordano tutti e tre su “Acetilene mon amour” e “Generazione Erasmus”. Loro sono Luca Fornari (basso e voce), Wainer Dallari (chitarra e voce) e Michael Filippini (batteria). Il nome che hanno mantenuto – Benza Broi – nasce però da una particolare abitudine dei loro “predecessori”. «All’epoca Gigi, che era il chitarrista della band – raccontano – usava portare alle prove la birra Best Bräu di Eurospin, che si guadagnò presto l’appellativo di “benzina”. Da lì “Benza” che, unito a una possibile interpretazione sbagliata della pronuncia in tedesco di Bräu, è diventato “Benza Broi”». In sostanza, «si può decretare il nome di un gruppo musicale anche entrando in un Eurospin», scherzano.
I loro live li definiscono come «un’esperienza sicuramente calda, dove il sudore non manca». «Non abbiamo vie di mezzo – sottolineano i tre, che si definiscono prima di tutto amici – i Benza o li si ama o li si odia profondamente». E ancora: «Tra i palchi più emozionanti in assoluto, ci portiamo nel cuore sicuramente il Metelkova di Lubiana, che ricorderemo per sempre per l’energia e la chimica». Nei loro sogni non ce n’è uno in particolare su cui vorrebbero esibirsi, perché «ciascuno è un mondo a sé, con la sua magia, in grado di regalare qualcosa di nuovo e di unico». «Ora puntiamo a fare uscire il nuovo album e a continuare a suonare, anche in realtà non esclusivamente locali – è l’obiettivo – quindi cercando di uscire il più possibile dal contesto emiliano-romagnolo».