Paolo Benvegnù in scena all’Ariosto «Parlare d’amore è l’unica possibilità»
L’artista protagonista sabato con i La Crus del festival “Il Rumore del Lutto”. «Credo più all’invisibile: voglio fare in modo di rendere possibile l’impossibile»
Reggio Emilia Torna a Reggio Emilia dopo otto anni – era il Primo maggio del 2015, in piazza della Vittoria – e anche se si dice cambiato «perché la vita è metamorfosi quotidiana, peccato non riuscire a coglierne ogni aspetto», ciò che per fortuna in Paolo Benvegnù non cambia, sul palco come fuori, sono la grazia con cui guarda all’altro e lo straordinario candore. È ciò che porterà sabato sera nella cornice del teatro Ariosto dove, accompagnato dal fidato pianista Tazio Aprile, sarà protagonista del doppio live insieme ai La Crus dell’appuntamento della XVII edizione del festival “Il Rumore del Lutto”. Il chitarrista e fondatore degli Scisma, protagonista negli ultimi 20 anni di un percorso artistico capace di essere profondamente intimo e allo stesso tempo potentissimo, è reduce da un Ep “Solo fiori” (prodotto da Woodworm) che ci ha donato altri cinque brani sopraffini. E presto uscirà con il suo nuovo album.
«Mi è mancata molto Reggio Emilia, è stata una zona che ho frequentato tanto, parte del mio lavoro è nato tra Montecavolo e Quattro Castella, dove sta il mio management dell’epoca e anche proprio per la relazione personale con Lorenzo Bedini. Questa cosa ha fatto in modo che io me ne sia dovuto allontanare. Ne soffro un po’. È una terra che mi piace molto, specie nel periodo autunnale e invernale. Gli orizzonti lunghi suggeriscono cose. Io ho bisogno di un certo spazio per riuscire a comprendere il mio pensiero».
Cosa è cambiato in Benvegnù da allora?
«Molto probabilmente la senilità mi ha dato una concentrazione diversa rispetto alle cose che succedono. Prima mi guardavo di più l’ombelico, ora riesco a guardare il resto del mondo con, penso, capacità più ampia rispetto a 10 anni fa».
Nell’ultimo Ep l’amore è assoluto protagonista.
«Parlare d’amore è l’unica possibilità, la vera libertà di noi esseri umani. Io sono un uomo ingenuo e stupido, ahimé, ho una mente semplice. Invece, vedo nell’amore il vero atto di vitalità, l’unico vero atto di vitalità. Allora, non posso fare a meno di parlare di questo, in tutte le sue sfumature. Sono un uomo abbastanza anziano, come tutti ho avuto i miei avvicinamenti su questo tema, ma la vita è straordinariamente maestra. E mai come in questo momento sono fruitore di questa lezione. Mi sento acceso. Parlo di questo, penso solo a questo, sento solo questo».
In “Soli fiori” racconti un amore che lascia il mondo fuori dalla porta.
«Io mi commuovo se vedo respirare un essere umano di fronte a me, ma gli esseri umani fanno fin troppo rumore, io per primo. Perciò se penso a una dimensione di esclusione, è per questo motivo. Spesse volte il valore che diamo alle cose è in rapporto a ciò che gli altri gli danno. È sbagliato. Perché ogni essere umano deve essere valutato per ciò che è nell’istante. L’amore è qualcosa di praticabile, incessantemente faticoso, ma bello. Amare deve costare fatica. Se ci si ferma in superficie si ama per le cose che si hanno. Invece l’amore è qualcosa di altro. Bastano due esseri umani e tutto quello che c’è intorno scompare».
So che stai lavorando a un nuovo album, cosa ci puoi anticipare?
«Sto lavorando al respiro, all’idea di respirare e manovrare un cambiamento in me. Che è non dare nulla per scontato, credere più al non visibile che al visibile. Spesso dico che grazie alla Legge Basaglia posso parlare liberamente senza essere rinchiuso... Vorrei essere concentrato su una realtà alternativa, fare in modo che l’impossibile diventi possibile. Il nostro nuovo album si chiamerà “È inutile parlare d’amore”. Non è utile in senso pragmatico, razionale. Amare non è visibile. Questa non utilità rende preziosa la parola amore. Mi rendo conto che in questo momento storico è un’ambizione uscire con qualcosa che ha a che vedere con l’impalpabile. È un’opera concettuale. È inutile che io scriva un disco inutile, ma la certezza di non essere utile a nessuno è molto confortante. Quando non sei niente, ti apri solo all’universo e a chi ami».
Quando esce?
«Esce il 20 gennaio 2024. Ciò che è importante è che è la fine di un percorso di un anno in cui con i miei compagni ci siamo aiutati a vicenda, alternando momenti di gioiosa scoperta di cose che non sapevamo di poter fare, di saper fare e pensare. L’ultimo anno è stato molto bello, per quanto mi riguarda: c’è stata una serie di eventi che mi hanno permesso intuizioni che non avrei mai avuto l’ardire di pensare. Sono in un periodo della vita impensabile e impensato. Mi porta a pensare al miracolo della vita. Per questo sono così legato alla maternità e al femminile. Se è praticato anche da un uomo rozzo come me, è una grande scoperta».l