Il Tour Buonista al Piccolo Orologio con la satira di Massimiliano Liozzi
L’attore questa sera porta in scena il suo spettacolo per Emergency
Reggio Emilia Prove tecniche di nuovi ventenni e di riflessioni sulle parole più usate e più strumentalizzate, da politicamente corretto a buonista. È uno spettacolo che affonda nell’attualità e pone allo stesso tempo riflessioni sull’arte, sul suo valore e su come si adatta ai tempi, quello che questa sera Massimiliano Loizzi porterà in scena alle 21 al teatro dell’Orologio di via Massenet. L’attore, comico, autore, diventato celebre grazie ai brillantissimi lavori del collettivo Il Terzo Segreto di Satira porterà in città il “Tour Buonista”, che già dal nome si diverte a giocare con le parole, organizzato per sostenere Emergency. Non a caso, l’ultima tappa verrà ospitata sulla nave LifeSupport di Emergency e il programma prevede tante attività collaterali, da un documentario a seminari di sensibilizzazione a raccolte fondi, sia digitali che al termine di ogni singola serata. «Non solo, per ogni data piantiamo degli alberi, assieme a Ecofactory, e tutti i miei trasferimenti sono con mezzi pubblici, col treno. Non ho la patente, lo preciso, ma non è quello il motivo», racconta Loizzi, nome di spicco della generazione di comici e attori usciti dai progetti web dopo lunghe gavette teatrali.
Un tour da buonista per Emergency, con attenzione all’ambiente, e a Reggio arriva subito dopo il 25 aprile. Ma se le cerca?
«Non solo. Parlo pure di ventenni, evoco i prossimi ventenni, sia a livello politico che personale, visto che io sono arrivato a vent’anni di carriera».
Vede tutto così cupo?
«Vado oltre alla questione politica, le elezioni del 26 settembre sono solo una delle tappe che ci hanno portato a oggi, nello spettacolo mi chiedo come siamo arrivati qui. Fondamentalmente racconto la mia vita da uomo di sinistra in Italia. Una tragedia».
Un mondo in cui il politicamente corretto è diventato un male. Come se lo spiega?
«Tutte le parole che si tirano fuori in questo periodo, che vengono strumentalizzate, non sono parole nuove, sono parole che ora vengono polarizzate, soprattutto dai social, dall’algoritmo che comanda».
E che porta agli eterni commenti...
«Oggi sono tutti rabbiosi senza rabbia, senza motivi reali. Guardare i commenti è incredibili, faccio un tour per sostenere Emergency e mi chiedono quanto mi paga Emergency».
Il buonista come reagisce?
«Lo spettacolo non dà risposte ma vuol far vedere a che punto siamo e cerca di dare degli spunti».
Spunti? Da dove nascono?
«Dalla mia famiglia. Ho due figli, la più piccola ha sette anni e dopo la strage di Cutro mi ha chiesto come possono accadere certe cose».
Cosa ha risposto?
«Mi sono comportato da perfetto padre di famiglia, le ho detto di chiedere a sua mamma».
Non male. Ha funzionato?
«In realtà dopo ho cercato di ragionare con lei. Che giustamente mi ha chiesto: come possiamo noi bimbi, che siamo così piccoli, cambiare il mondo che è così grande?».
Già. Come si fa?
«La risposta è: un pezzo alla volta».
Un’ambizione notevole, in questi tempi.
«È uno dei temi su cui ragiono. Il mio discorso parte da Genova nel 2001, da un momento in cui come giovani puntavamo a cambiare il mondo. Ora, i ragazzi puntano a salvarlo, il mondo, ad averlo ancora intero. Un bel cambio».