Gherpelli candidato ai David di Donatello: è Mozzali nel film “Volevo nascondermi”
L’attore reggiano emozionato: «Evidentemente è stato capito il particolare rapporto tra il mio personaggio e Ligabue»
REGGIO EMILIA. In “Volevo nascondermi” ha interpretato Andrea Mozzali, una delle figure chiave della vita di Antonio Ligabue, che lo ha fatto uscire dall’ospedale psichiatrico e ospitato a lungo in casa, dove ha potuto dar sfogo alla propria espressività.
L’attore reggiano Andrea Libero Gherpelli rientra tra i candidati al David di Donatello in qualità di miglior attore non protagonista: un ulteriore riconoscimento per il film di Giorgio Diritti, già celebrato per l’interpretazione di Elio Germano nei panni di Toni che è valsa un Orso d’argento a Berlino. Abbiamo raggiunto Gherpelli mentre era impegnato nell’azienda agricola in cui lavora quando è lontano dalle scene.
Gherpelli, come ha accolto la notizia?
«Sono emozionatissimo, la notizia mi è arrivata mentre mi trovavo sul set di “Cuori”, la fiction di Rai Uno alla quale sto lavorando, a Torino. Mi ha chiamato il mio agente per comunicarmelo e per me è stata una grande sorpresa: non me l’aspettavo, il film è stato realizzato per raccontare la figura di Toni, per gli altri ruoli c’era poco spazio narrativo. Ma credo sia emerso il rapporto tra Mozzali e lo stesso Ligabue, caratterizzato da amicizia e sostegno».
Come si è preparato per entrare nei panni di Mozzali?
«Come la stragrande maggioranza delle persone, non ero molto informato sulla vita di Ligabue. Mi sono preparato leggendo il libro “Il genio infelice” di Carlo Vulpio e ho chiesto a diverse persone della Bassa di tirare fuori ricordi e circostanze che avessero come protagonista Toni. Erano tempi diversi, anche solo nel modo di porsi verso le persone. Oggi molto spesso viviamo rapporti superficiali, mentre una volta si stava insieme in modo decisamente più terreno».
“Volevo nascondermi” continua a mietere successi. Sul set avevate la sensazione di poter raccogliere così tanti elogi?
«È stato un film a basso budget, girato in tempi stretti e condizioni complicate: noi attori vestivamo abiti di lana in piena estate ed eravamo sottoposti ogni giorno al trucco prostetico, che richiede tempi molto lunghi e ci ricopriva l’intero volto, costringendo i truccatori a operare qualche incisione perché queste protesi si gonfiavano di sudore. Non eravamo arrivati a pensare che il film potesse avere questo successo ma c’era la sensazione di costruire qualcosa di importante: Giorgio Diritti è un regista dotato, che ama raccontare storie vere e conferisce ai propri lavori un forte peso realistico. Nel film si respirano sangue, sputi, fatica, forti sensazioni che ci hanno fatto pensare che stesse nascendo qualcosa di artisticamente degno di nota».
Peccato che a causa della pandemia sia rimasto poco tempo nelle sale…
«Purtroppo il titolo è stato profetico, “Volevo nascondermi” è riuscito nell’intento. Speriamo nel futuro, non so quali siano le strategie per la distribuzione, ma credo che questo film abbia ancora molto da dire. Sinora lo hanno potuto ammirare in pochi, e per ora i riconoscimenti arrivati sono quelli degli addetti ai lavori, come nel caso della candidatura al David: un aspetto, quest’ultimo, non certo secondario, perché significa che i professionisti hanno apprezzato il lavoro».
Dal film esce anche uno splendido ritratto della Bassa di allora.
«In realtà la Bassa reggiana è stata raccontata con rispetto e consapevolezza, è stata capita e a mio parere raccontata al meglio. La diversità di Ligabue è accettata da Mozzali e diventa un valore aggiunto. Credo che la scelta di Mozzali di accettare le stravaganze di Toni non fosse scontato, perché andava contro le convinzioni dell’epoca. E mi chiedo: Ligabue, se fosse rimasto in Svizzera, sarebbe diventato ciò che conosciamo oggi? Non credo, non tutte le terre riescono al contempo a darti un calcio nel culo e porgerti un piatto caldo se sei in difficoltà come avviene qui dalle nostre parti». —
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