Reggiana, insulti razzisti: multa di 10mila euro per il club
Il giudice sportivo circoscrive a una decina i tifosi coinvolti. Una giornata di squalifica per Lucchesi e per il mister Viali
Reggio Emilia Tutto come previsto, anzi forse meglio di quanto si potesse temere. Martedì il giudice sportivo ha inflitto una sola giornata di squalifica al difensore Lucchesi e al tecnico Viali, oltre ad aver comminato un’ammenda alla società. La Reggiana dovrà pagare una multa di 10mila euro perché: «una decina di propri sostenitori, al 39’ del primo tempo, a causa di espressioni discriminatorie rivolte a un calciatore della squadra avversaria, hanno costretto l’arbitro a sospendere la gara per alcuni minuti». Il giudice sportivo, su indicazione della Procura Federale, ha quindi riconosciuto che si è trattato di uno sparuto numero di sostenitori. Nel dispositivo non si parla inoltre di cori ma «espressioni» che non si possono ricondurre a un gruppo organizzato o a specifici settori dello stadio. Ciò che la Gazzetta di Reggio, ricostruendo i fatti, ha sostenuto fin dal primo momento.
Resta ancora da capire da cosa siano state generate queste espressioni discriminatorie nei confronti di Dorval poiché molti tifosi sostengono che lo stesso giocatore del Bari abbia in qualche modo provocato i supporter della Tribuna Est. Sono al vaglio le immagini per poter avere questo riscontro, che non cancella comunque l’uso improprio delle espressioni discriminatorie. Il giudice sportivo e i funzionari della Procura Federale hanno sancito che queste espressioni discriminatorie hanno indotto l’arbitro Alessandro Prontera a sospendere per alcuni minuti la partita. Così è stato nel dialogo tra Dorval e Prontera, con il fischietto bolognese che si è avvicinato al team manager Michele Malpeli per chiedere che venisse fatto un annuncio dallo speaker dello stadio per evitare altre espressioni discriminatorie. Una comunicazione che non è mai stata data ai tifosi, anche se poi l’arbitro ha fatto proseguire la partita. Per capire cosa è successo occorre leggere la seconda parte del dispositivo del Giudice Sportivo che recita: “e per avere inoltre un suo sostenitore, al 27° del primo tempo, lanciato una scarpa sul terreno di gioco».
È stato in questo momento che il Gos, deputato alla gestione della partita, ha fatto diffondere il messaggio attraverso lo speaker che invitava prima a evitare offese alla terna arbitrale, poi corretta in “intemperanze” alla terna arbitrale. L’arbitro Prontera, però, ha fatto riprendere il gioco probabilmente senza essersi reso conto che era stata data ai tifosi una comunicazione diversa da quella che lui aveva chiesto e che aveva promesso allo stesso Dorval. Occorre anche aprire una parentesi che riguarda il protocollo della serie B, che non codifica i termini della comunicazione per questi particolari eventi. Non a caso il neo presidente della serie B Paolo Bedin nella lunga lettera sui fatti accaduti ha sottolineato: «Con Aia e Can si andrà a definire un protocollo che disciplini in maniera uniforme l’eventualità che si verifichino cori razzisti durante le partite». Questo a rimarcare il fatto che domenica chi è stato chiamato in causa era sprovvisto degli strumenti per poter agire in coerenza con la decisione presa dall’arbitro Prontera di fermare il gioco. In questa logica nemmeno l’interruzione del gioco non è codificata, come ha rimarcato lo stesso Bedin nel suo intervento. Le motivazioni che hanno indotto il giudice sportivo a fermare Lucchesi per una giornata sono «per essersi reso responsabile di un fallo grave di gioco», mentre il tecnico Viali «per avere, al termine del primo tempo, nel tunnel che conduce agli spogliatoi, rivolto una critica irrispettosa agli ufficiali di gara»l © RIPRODUZIONE RISERVATA