La Reggiana di Viali vince soltanto quando rinuncia al possesso palla
Tre vittorie e tre sconfitte nell’ultimo mese per i granata che sono dodicesimi. Nelle vittorie nette contro Cremonese, Juve Stabia e Mantova un’unica costante
Reggio Emilia Il modulo? Ok. Gli interpreti, intesi come i giocatori più in forma? Certo. Nella rinascita della Reggiana nel rush finale dell’anno appena archiviato c’è tutto questo, ma anche altre cose e a dirlo sono, ancora una volta, i numeri.
Addio “pareggiana”
Il primo dato che balza agli occhi, nell’ultimo tratto dell’anno solare dei granata, è quello che riguarda i nostalgici (ammesso che ne fossero) della ribattezzata pareggiana, quella squadra che, a guida Nesta, aveva preso l’abitudine di chiudere la gran parte di match in parità. Tra la fine di novembre e la fine dell’anno, quello che poteva apparire un ritorno di fiamma di “pareggite” è stato invece spazzato via un un unico grande risultato di parità, quello tra le sconfitte (3) e le vittorie (altrettante), in una sorta di ottovolante in cui Sersanti e C. sembrano comunque divertirsi. Magari non altrettanto si può dire dei tifosi, ma tant’è: è nelle pieghe di queste vittorie e di questi rovesci che si possono leggere le caratteristiche della creatura plasmata – invero, non senza qualche indugio – da William Viali.
Il 29 novembre, i granata giocano un inedito derby da padroni di casa contro i padroni della casa (intesa come lo stadio Mapei - Città del Tricolore). Ai granata resta la vittoria sugli spalti (per presenze e per colore), ai neroverdi primi in classifica la vittoria, meno netta di quel che non dica il rotondo punteggio di 0-2. A Bardi e compagni la pleonastica soddisfazione di una teorica supremazia nel possesso palla (53.8% dei granata), l’ancor più beffardo primato dei gol attesi (1.6 occasioni create a fronte di 0 gol realizzati, contro l’1.06 del Sassuolo che invece, alla fine di gol ne metterà a segno due). Numeri bugiardi, ma anche ripetitivi. Nelle altre due sconfitte dei granata, maturate contro Modena e Cittadella, il dato ricorrente sarà ancora una volta quello del possesso palla. Nel derby con i gialli, perso di misura, i granata hanno fatto registrare un possesso palla superiore addirittura di quello messo in mostra contro la capolista guidata da Fabio Grosso: 54.2% di possesso palla, ma punti zero. In mezzo, tra la sconfitta contro la regina del campionato e quella nel derby contro il Modena, i granata mettono nel carniere una preda illustre e soprattutto non preventivata, espugnando lo “Zini” e battendo la Cremonese con il più classico degli 0-2. E guardacaso, ai grigiorossi di Stroppa non resta che consolarsi con uno schiacciante dominio nel possesso palla: 64.01% per Castagnetti e compagni, poco meno di 36% per i granata che però tornano a casa con tre punti pesantissimi per la classifica.
Difesa e contropiede...
Del resto, la Reggiana messa a punto in questi mesi da Viali ha da tempo gettato la maschera, giocando di gran lunga in modo più efficace con le formazioni che si ostinano a voler tenere il controllo del gioco. Magari la Reggiana di quest’anno non correrà per aggiudicarsi l’oscar del bel gioco ma sicuramente può contare su un calcio di grande corsa e capace di far male nelle ripartenze che poi altro non sono che le giovani eredi del vecchio ma sempre valido contropiede. E altri dati, come i gol attesi dicono che la Reggiana, pur avendo tenuto meno il pallone, è stata comunque più pericolosa.
... ma anche killer instinct
Poi tutto questo non basta a spiegare la rinascita dei granata soprattutto dopo la pessima figura (e la pesante sconfitta) contro il modesto Cittadella. Occorre anche che le cose prendano a girare per il verso giusto. Tradotto in parole povere ma chiare: se prima Lucchesi sbagliava un gol quasi sulla linea di porta, adesso Maggio indovina un tiro da 40 metri che sorprende il portiere avversario.l © RIPRODUZIONE RISERVATA