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Venturato avverte la Reggiana: «Il Cittadella non muore mai»

Wainer Magnani
Venturato avverte la Reggiana: «Il Cittadella non muore mai»

Il mister è stato diverse stagioni alla guida dei veneti e fa le carte alla partita di sabato al Tombolato

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Reggio Emilia Quando pensi al Cittadella per associazione di idee spunta Roberto Venturato, il tecnico che per sei anni è stato alla guida dei veneti conquistando la vittoria del campionato di Lega Pro e la finale di Coppa Italia Lega Pro. In serie B ha sempre portato il Cittadella ai playoff e nel 2018/19 è arrivato fino alla finale, perdendo per 3-0 la gara di ritorno con il Verona, dopo la vittoria per 2-0 dell'andata.

Si è ripetuto nel 2020/21 arrivando sesto e perdendo per la seconda volta la finale playoff, questa volta contro il Venezia. Alla fine della stagione, però, dopo 270 partite alla guida del club veneto, si è dimesso dall'incarico per approdare alla Spal.

«Il vero segreto del Cittadella è il lavoro che viene svolto dalla società – rimarca Venturato – che va alla ricerca di giocatori ideali per il loro progetto tecnico. Atleti sconosciuti ma in grado di esprimersi a buoni livelli. Un lavoro fatto con passione e competenza». Brutti precedenti Per la Reggiana è sempre stato un avversario ostico, con una sola vittoria nella stagione di Alvini (20/21 per 3 a 0) mentre lo scorso anno per i granata di Nesta sono arrivate due brutte scoppole.

«Il Cittadella è una squadra che non molla mai, è aggressiva e tenace – prosegue il tecnico nato in Australia a Atherton -. Sono queste caratteristiche che rendono la vita difficile alle avversarie».

La pressione c’è Il tecnico smonta, però, il dogma per cui Cittadella è un'isola felice dove non ci sono pressioni. «È un concetto parzialmente vero, perché quando non si ottengono i risultati anche a Cittadella avverti la responsabilità di uscire dalla situazione critica. Tutti ci tengono a fare bene e quindi le pressioni che ci sono a Reggio Emilia sono le stesse che avvertono i giocatori del Cittadella. Se non si ottengono i risultati sperati non si vive bene».

Le parole dell'ex tecnico dei veneti suona come un avvertimento per la Reggiana che non solo troverà una squadra affamata di vittorie ma anche un ambiente desideroso di lasciarsi alle spalle questo periodo negativo. «Il Cittadella vuole rimanere in categoria e farà di tutto per riuscirci usando le sue armi migliori che sono l'aggressività, il coraggio e l'agonismo». Eppure è una squadra che si esprime meglio in trasferta come dimostrano le tre vittorie lontano dal Tombolato... «Questo dicono i numeri, però il campionato è lungo e avranno tutte le possibilità per giocarsi le loro chance anche al Tombolato».

La Reggiana è reduce dalla sconfitta nel derby col Modena, una ferita ancora aperta e dovrà cercare di rialzare subito la testa. «Perdere non fa mai bene a nessuno, a prescindere se è un derby o meno. La bravura di una squadra è saper assorbire le sconfitte e guardare avanti». Tombolato tabù In questo momento il Cittadella vive due anomalie: la prima è il fatto che al Tombolato non vince da 337 giorni (16 gare interne) e anche in questo avvio di stagione ha conquistato 5 pareggi.

L'altro elemento è il cambio del tecnico da Gorini a Dal Canto, una scelta che mai il ds Marchetti aveva messo in atto. «Diciamo che negli ultimi 20 anni il Cittadella non ha mai cambiato l'allenatore nel corso del campionato. Non posso conoscere le motivazioni ma abitualmente c'è sempre stata una continuità tecnica. E' altrettanto vero che il Cittadella ha necessità di vincere e sono convinto che contro la Reggiana giocherà una partita aperta con questo preciso obiettivo. Io per lo meno la giocherei per vincere, perché i tre punti in questo campionato equilibrato fanno la differenza. Vale per il Cittadella come per la Reggiana».