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Bencardino: «La Unahotels ha ancora bisogno di tempo»

di Linda Pigozzi
Bencardino: «La Unahotels ha ancora bisogno di tempo»

Il preparatore atletico biancorosso al lavoro per portare la squadra a un livello omogeneo

18 settembre 2024
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Reggio Emilia «Dobbiamo lavorare con tranquillità. Come in tutte le preparazioni pre-campionato, c’è chi arriva un po’ più pronto, chi un po’ meno, Qualcuno deve fare un po’ più allenamento. E noi in questo momento dobbiamo essere bravi per portare la squadra a una condizione omogenea».

Sandro Bencardino, preparatore atletico della Pallacanestro Reggiana dal curriculum infinito, laureato Isef nel 1991 e specializzato in metodologia dell’allenamento e functional training, oltre che in riabilitazione Sportiva, fa luce sulla condizione fisica dei biancorossi.

Cosa sta condizionando la preparazione della Unahotels, parsa decisamente non brillante in molte gare del precampionato?

«In questo momento influiscono gli acciacchi e gli infortuni perché non danno una certa continuità al lavoro. Continuità che con il gruppo al completo riusciremo a trovare d’ora in poi ci portare ad condizione omogenea».

In tanti non nascondono preoccupazione per i risultati nei test del precampionato.

«Non bisogna dimenticare che non è una gara e via, sono otto mesi di lavoro. Le preparazioni vengono fatte per dare una base psicofisica importante per creare una certa omogeneità e chimica nel gruppo. Non nascondo che noi siamo ottimisti smotto tutti i punti di vista. Ora ci siamo tutti e insieme andremo avanti dritti nel nostro percorso e questo ci darà un vantaggio, rendendoci più facile progredire».

Su cosa sta concentrando il suo lavoro?

«Su tutto. Dobbiamo portare avanti dall’endurance a tutto il resto con i giusti tempi. Se insorgono problemi non bisogna affrettare il lavoro, ma bisogna prendersi un po’ di tempo. Non ha senso affettare i tempi per chi ha piccoli problemi. Per fortuna non accusiamo gravi problemi o questioni allarmanti, ma tutto risolvibile. Siamo positivi e speranzosi di far bene. Bisogna essere positivi e trasmettere sempre entusiasmo e carica ai nostri atleti».

Il gruppo è facilmente allenabile o presenta delle criticità?

«Anche quest’anno c’è un gruppo che non crea problemi. Siamo fortunati: ce ne fossero di gruppi così facilmente allenabili...Dobbiamo trovare la quadra giorno dopo giorno, step dopo step. Senza allarmismi, senza forzare i tempi, dobbiamo trovare la strada che ci porterà a fare qualcosa di buono».

A questo punto della preparazione i carichi di lavoro sono pesanti? Possono in qualche modo influire in campo?

«Durante la preseason i carichi sono importanti e influiscono parecchio nelle amichevoli che io chiamo “partite di addestramento”. È possibile che in una siamo un po’ più pronti e in una un po’ meno perché il giorno prima o due giorni prima abbiamo avuto un carico di lavoro particolarmente importante. Queste partite di precampionato ci danno però un input importante su come lavorare. Ci premettono di acquisire il più possibile informazioni che ci consentono poi di dare ai nostri atleti le possibilità di alzare il più possibile la performance. Siamo partiti il 19 agosto con atleti che avevano bisogno di perfezionare la loro struttura, altri che avevano avuto un pit stop in estate e che abbiamo dovuto aspettare. Il mio lavoro è dare allo staff atleti che possano lavorare al meglio e questo può succedere slo grazie al lavoro».

Nello specifico come sta si sta concentrando?

«Personalizzazione è la parola d’obbligo ora che manca è l’omogeneità. Il lavoro personalizzato, calibrato su ogni atleta ci pemetterà di trovare quell’omogeneità che al momento ci manca».

Qual è la chiave per ottenere grandi risultati?

«L’entusiasmo. Noi lavoriamo sempre con la musica perché ci dà la carica, una grande carica. Non la scelgo io ma ogni atleta ha la sua musica e io mi adatto volentieri. L’importante è che i giocatori mi facciano vedere ogni giorno in palestra agonismo, entusiasmo e disponibilità a lavorare. Mi fanno felice e loro stanno meglio. È questo quello che conta». l

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