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Reggiani alle Olimpiadi di Parigi: «A un passo dalle star della Nba»

Adriano Arati
Reggiani alle Olimpiadi di Parigi: «A un passo dalle star della Nba»

Reggio Emilia: un gruppo di reggiani in trasferta a Lille per assistere ad alcuni match delle Olimpiadi stregati dalle magie di Jokic, Lebron James, Durant, Antetokounmpo e tanti altri assi

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Reggio Emilia Qualche giorno a caccia dei fenomeni che solitamente se ne stanno dall’altra parte dell’Oceano.

Seguire il torneo olimpico di basket a Parigi 2024 è un impegno non da poco, da un punto di vista fisico, delle ore e dei costi, che permette però di vivere lunghe ore in un’atmosfera difficile da vivere altrove, perché il fascino e l’aria che le Olimpiadi sanno generare rimane unico. E perché è impossibile pensare ad altre occasioni, almeno in Europa, in cui trovare sullo stesso parquet Durant, LeBron James, Curry, Nikola Jokic poco tempo dopo aver assistito al duello tra il greco Giannis Antetokounmpo e il canadese Gilgeous-Alexander, due dei primi cinque giocatori della Nba contemporanea.

La fase preliminare della competizione non si è tenuta a Parigi ma a Lille, nel Nord della Francia, nello stadio da calcio trasformato per l’occasione in un enorme palazzetto da oltre 30mila posti, sempre pieno in ogni occasione.

Ad assistere alle gare c’era anche un gruppetto di appassionati reggiani, che hanno scelto di farsi comunque il viaggio olimpico nonostante l’eliminazione azzurra al preolimpico del Portorico. L’occasione, appunto, era ghiotta e irripetibile, anche se l’unico italiano presente era don Sergio Scariolo, ct della Spagna.

Dall’Italia al Belgio, quindi, perché per raggiungere Lille la tratta aerea più rapida manda a Nord. Una volta arrivati nella città francese, il basket è ovunque, nelle strade, nelle belle birrerie piene di tifosi e di “baskettari”, e per una volta anche una chiacchiera amichevole con sostenitori tedeschi e serbi non diventa complessa, aiutata dal luppolo.

Di tempo per far amicizia ce n’è anche nelle lunghe attese attorno al palazzetto, tra un’enorme area di accoglienza e le inevitabili procedure di sicurezza. E non è neppure difficile trovare anche un paio di coach Nba, come Nick Nurse, arrivato coi nipotini a tifar Cananda, e come Erik Spoelstra, vice di Team Usa che non rinuncia alle passeggiate in centro.

Poi, superato tutto, poi arriva il basket. Quello vero, a un livello difficile da immaginare. Il tirato match tra il Canada infarcito di Nba e la Grecia abbracciata all’irreale fenomeno atletico Antetokounmpo e il duello più atteso, Usa-Serbia.

Jokic fa capire a tutti perché oggi sia il più forte, LeBron James regala sprazzi che un 40enne non potrebbe neppur pensare e poi c’è Durant, coi suoi 21 punti in 8’a ricordare di come gli Dei, a proposito di Olimpia, non distribuiscano il talento in maniera uniforme.

Prima di tornare, a costo di far tardi in aereo, impossibile perdersi Grecia-Spagna. Pallacanestro europea, tattica, un altro modo di declinare, e bene, questo sport così magico. Gli 8’di Durant a bocca aperta sono un’altra faccenda, una fortuna esserci passati a fianco.