Grassi tra Valorugby e Vianese: «La Reggiana? È dei professionisti. Noi restiamo dei dilettanti»
Viano È un imprenditore legato alla propria terra, che ha saputo portare una realtà come Viano sul tetto del mondo grazie all’E80 Group. Il cowboy della collina reggiana, Enrico Grassi, da sempre innamorato dello sport ha saputo espandere la propria azienda a livello globale grazie a intuizioni nel settore dell’automazione industriale per l’integrazione dei processi produttivi. Grassi è tutto questo e da 20 anni è a fianco della Vianese, ma dalla scorsa stagione ha deciso di contribuire più concretamente alla crescita del progetto sportivo, tant’è che oggi la Vianese è una delle candidate a vincere il campionato di Promozione.
Presidente, è vero che da ragazzo è stato un giocatore di fascia col vizio del gol?
«Ero un terzino. Uno dei primi terzini esterni fluidificanti alla Facchetti…E segnavo. Sono nato a Baiso, ma abitavo a 300 metri dal campo, al di là del fiume che divide i due comuni. C’è sempre stato campanilismo fra Viano e Baiso e infatti ho vinto il Torneo della Montagna sia col San Cassiano sia con la Vianese da esterno, visto che i tornei li vincono i giocatori, non gli allenatori. Ho puntato sulla Vianese perché qui ho passato la mia infanzia, ho creato le mie aziende e mi sembra normale investire sul territorio su cui si è cresciuti e oggi credo di aver dato alla comunità un benessere aggregato importante puntando soprattutto sui giovani, non solo di Viano, ma di tutta la Montagna».
Anche nel calcio vuole puntare sui giovani?
«Vent’anni fa siamo partiti col progetto Vianese credendo soprattutto nel settore giovanile: i ragazzi che giocavano a calcio con me hanno fatto crescere il progetto gradualmente, fino ad arrivare ad avere l’Under 18 l’anno scorso, un polmone importante per la prima squadra e ora stiamo facendo strategicamente un percorso per arrivare il più lontano possibile, visto che dietro c’è il giusto polmone e 130 ragazzi innamorati del calcio».
Il vivaio Vianese oggi supera i 160 tesserati, sono i frutti tangibili del vostro lavoro…
«Ottimo e dovremo continuare così, diventando un punto di riferimento per tutto l’Appennino reggiano».
Sulla prima squadra il programma è triennale: volete arrivare solo in Eccellenza, oppure…
«È sempre meglio fare un passo alla volta; quando si raggiungono gli obiettivi si inizia a guardare avanti. Se non fosse così non avremmo l’azienda che abbiamo ».
Per la Vianese si è sempre appoggiato a figure come il dg Montecchi e il presidente Borghi. Quest’anno ha puntato su un ds vulcanico come Matteo Bimbi. Crede sia andata bene?
«Lo dirà il campo. Anche Bimbi è un montanaro come me e la Montagna non tradisce mai; non vedo perché debba farlo con noi. Diciamo che i nomi ci sono, ma ho visto anche squadre coi nomi che hanno fatto flop».
Alla guida del gruppo c’è un mister come Massimo Vacondio che cerca sempre di segnare un gol in più degli altri.
«Nel rugby si vince facendo le mete, mentre nel calcio bisogna fare gol e i nostri ragazzi dovranno pensare di vincere due partite per volta: una nel primo tempo e una nel secondo, segnando sempre più gol degli avversari, senza fermarsi mai».
Ma a lei piace di più il rugby o il calcio?
«Mi piacciono entrambi. Diciamo che il rugby professionistico è un po’ più umile rispetto al calcio ed educa meglio i ragazzi. A rugby possono giocare tutti: alti, bassi, lenti e cicciottelli, a calcio no. Inoltre c’è un maggiore rispetto fra giocatori, arbitri e pubblico e in questo senso credo che il calcio debba imparare qualcosa dal rugby».
È vero che lei è interessato alla Reggiana calcio?
«No. La Reggiana è seguita da professionisti capaci e noi non abbiamo alcuna intenzione di fare i professionisti».