Grassi: "Voglio tre scudetti in cinque anni, perché al Valorugby pensiamo in grande"
Il presidente dei Diavoli si confessa
REGGIO EMILIA. Era l’estate del 2018 quando l’imprenditore Enrico Grassi con le sue aziende di successo, Elettric 80 e BEMA, ha fondato la società Valorugby Emilia, diventandone presidente.
Con il suo ingresso, il movimento rugbistico locale ha subito una crescita considerevole: nel 2019 i Diavoli hanno conquistato due traguardi storici, Coppa Italia e playoff Scudetto. Nel 2020 il sogno è stato bruscamente interrotto dal Covid-19, con l’annullamento del campionato (il Valorugby era secondo in classifica).
Prima squadra a parte, è nata la squadra cadetta che gioca in serie B sui campi dell’Amatori di Moletolo. Con la società parmense, è stata fondata anche una franchigia per la crescita del vivaio Under 18. Sul fronte bambini, ha mosso i primi passi la seconda scuola di avviamento al rugby al circolo “Il Ponte” di Jano, al fianco di quella “storica” che ha il suo quartier generale nel centro sportivo Canalina.
Oggi, pur a rilento causa pandemia, si è aperta la terza stagione sotto la sua egida.
A due anni di distanza che bilancio può tracciare dell’esperienza rugby?
«È un’occasione felice. Posso tranquillamente affermare che questo incontro è stata una fortuna per me e i miei soci e che siamo entusiasti del percorso intrapreso e della carica che il rugby sa trasmettere a tutti. Ma credo sia stata una fortuna anche per il movimento rugbistico provinciale perché solo con un gruppo di aziende forti alle spalle si può lavorare nel migliore dei modi e programmare con sicurezza il futuro. Dietro al Valorugby ci sono imprese leader di mercato che anche in questo momento difficilissimo si sono trovate dalla parte giusta. Non a caso. Ma perché tanti anni fa si sono fatte delle scelte giuste con lo sguardo sempre proteso al futuro. Tutto sta nel creare la mentalità vincente».
Ha già incontrato la nuova squadra?
«Si e ho detto ai ragazzi che è necessario competere con i “numeri 1”, con l’intento di superarli. Di lavorare sodo e di non prestare attenzione all’incertezza in cui siamo costretti da chi dovrebbe governare questo sport da cui attendiamo risposte. Noi pensiamo a farci trovare pronti quando faranno cominciare il campionato».
Il primo appuntamento saranno le due amichevoli con il Rovigo.
«Sono contento di vedere la squadra in campo per le due amichevoli con un team società prestigioso. Ci giochiamo andata e ritorno di una possibile finale che non c’è stata per l’annullamento della stagione. E ci divertiremo».
Che obiettivi vi ponete per la stagione?
«Lo sguardo deve essere sempre rivolto all’alto. La voglia di partecipare la lasciamo agli altri, noi abbiamo voglia di vincere. Nelle nostre aziende siamo abituati a vincere, non a partecipare. Questo vale anche in campo. Ecco perché a una squadra già di qualità, il direttore tecnico ha aggiunto alcuni giocatori leader, abituati a respirare l’aria in vetta e ho apprezzato che Manghi abbia proposto di avvalersi dell’esperienza e dell’autorevolezza internazionale di Jacques Brunel. Ci aiuterà tutti a crescere».
L’obiettivo è lo scudetto?
«Almeno tre in cinque anni e altrettante Coppa Italia. Non bisogna darsi limiti (ride, ndr). Gli obiettivi sono sempre pluriennali. Ci vuole tempo per fare cose importanti. Siamo partiti, non arrivati. Quello che già oggi si può dire è che noi non siamo una delle squadre da battere, siamo la squadra da battere perché rappresentiamo una novità in un mondo abituato a rapportarsi con i soliti noti. Valorugby si sta facendo strada e questo, naturalmente, non può far piacere a tutti. Ecco perché ci vogliono sempre le giuste motivazioni, per evitare sconfitte “stupide”. Mi auguro che i ragazzi abbiano fatto proprie alcune lezioni dell’anno scorso. Noi coltiviamo un sogno che riguarda bambini, ragazzi, giovani uomini della prima squadra. E tutto si può fermare tranne la forza di un sogno».
La parola “giovani” torna spesso nei suoi discorsi.
«Certo. Con le mie aziende ho sempre creduto nei giovani. Non ho investito nel rugby perché era il mio mondo. Ho conosciuto questo sport cinque anni fa e me ne sono innamorato perché ritengo che abbia valori importanti, tra tutti il rispetto per l’avversario e lo spirito di sacrificio che sono essenziali per la crescita di giovani di valore in campo e nella vita. Io ho messo le risorse per dare a loro un’opportunità di crescita in più perché i giovani sono il futuro. La prima squadra deve fare bene perché deve essere un esempio per i più piccoli. I Diavoli, che giocano e studiano, o lavorano, sono modello di riferimento per bambini e ragazzi. I loro successi permetteranno di far conoscere questo sport a tante famiglie, a tanti bambini e ragazzi che troveranno un Valorugby pronto ad accoglierli per insegnargli a divertirsi vincendo».