Gazzetta di Reggio

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Reggiana, tra inferno e purgatorio

di Mauro Del Bue
Reggiana, tra inferno e purgatorio

Il fallimento nel 2005, la ricostruzione con le Coop, la beffa di Pagani, il ritorno in C1 e lo spareggio salvezza a Cuneo

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Gli anni duemila, tra inferno e purgatorio

Anni bui, tremendamente bui. Che ci riportano alla fase precedente la caduta del muro di Berlino e ci tengono lì piantati, con l'umiliazione dell'unico fallimento e di un triennio di quarta serie, fino ad oggi. Non era mai capitato nella storia granata. Il record di dieci campionati di serie C (dal 1930 al 1940) è stato abbondantemente battuto.

Dopo la retrocessione del 1999, con la squadra della disperazione che Dal Cin aveva sfornato quando era tardi (Protti, Margiotta, Maspero e compagnia), si riparte da mister Speggiorin, con un Tovalieri di ritorno e la conferma di Morello, poi diversi giovani, compreso il reggiano Ariatti. Speggiorin dura fino al derby col Brescello, perso in un Mirabello gremito da novemila persone. Non sarà l'umiliazione peggiore. Arriva il vecchio Rumignani, giallo come un vichingo. Sperduto come un africano.

La Reggiana si salva solo all'ultima in casa col neopromosso Siena (per l'occasione al Giglio si entra gratis), mentre il Brescello sfiora la serie B, che vede sfumare solo a pochi minuti dal termine nello spareggio col Cittadella. Intanto sfondiamo l'anno duemila. Più che il bug arriva il secondo buc. E con Maifredi e il ritorno di Pirri la povera Reggiana si incaglia quasi subito. All'inventore del calcio champagne subentra Testoni, poi alla fine anche Vullo.

A Brescello la peggiore dèbacle della storia. È 4 a 1 per i rivieraschi e noi torniamo umiliati e storditi. Persino offesi da questa Reggiana indecente. Alla fine sono necessari i play out per la salvezza. Dal Cin accusa il Comune che non concede la variante per il centro commerciale. Nuovi acquirenti non ci sono.

Solo Federico Spallanzani e Ferrarini danno una mano. Contro l'Alzano stentiamo fino al novantesimo in trasferta, salvati dal miracolo di Squizzi che para un rigore e ci regala l'insperata salvezza. Berlusconi rivince le elezioni e noi continuiamo a perdere.

Il campionato 2001-2002 è, se si può, anche peggiore. Si salva bomber Mussi e poco altro. Via Vullo e dentro Mossini. È necessario un nuovo spareggio, ancora con l'Alzano, ma almeno stavolta il ritorno lo giochiamo in casa. Sembra finita a pochi minuti dal termine. Poi, all'improvviso, un gol di Jero Shakpoke. Ed è salvezza. Secondo miracolo. Inferno rinviato. Ma adesso basta.

Il sindaco Antonella Spaggiari si dice disponibile alla variante Giglio, ma non vuole Dal Cin. In piazza sfilano i tifosi contro il friulano, che ha il merito dello stadio, ma che ci ha trascinato dalla serie A all'orlo della C2.

Arrivano il parmigiano Foglia e il supereggiano Chiarino Cimurri e il tifo granata si risveglia. Foglia porta dal Brescello diversi giocatori, tra i quali Federici, Morello, Giandomenico, Bizzarri, Miftah, c'è la punta Ajodele Makinwa. Poi arrivano Bono, Goretti, Bia, Pizzi. Insomma finalmente la Reggiana sembra esserci, con mister Cadregari in panca e alla chitarra elettrica.

La banda suona il rock è il pubblico affolla il Giglio. Gli abbonati sono duemila e col Cesena in diecimila gremiscono parte del nostro Maracana. Il ritorno è mediocre e alla fine è solo salvezza. Ma il campionato seguente si fanno le cose in grande. Si punta ai play off e arriviamo a 2.500 abbonati. E invece arriva solo una stentata salvezza ai play out contro il Varese. Cadregari aveva lasciato e anche il nuovo coach Sala, poi alla fine dentro mister Bruno Giordano con il diesse Massimo Valentini.

Il torneo 2004-2005 è quello buono. Almeno sembra. Con Paoletti in porta, con Campana e Redavid o il giovane Costa esterni bassi, coi centrali Foschini, Leke, ma anche Morello e Cottini, con quattro centrocampisti in linea, Minetti, Napolioni, De Vezze e Bonfanti, e con le punte Borneo, Bertolini, De Florio, Adeshina, sfioriamo la promozione. Entusiasmante la vittoria sul Napoli al Giglio dinnanzi a 18 mila napoletani-reggiani.

Intanto cominciano i lavori del centro commerciale. Siamo costretti a utilizzare la sola tribuna e lo spareggio con l'Avellino lo disputiamo a Cremona. Ci annullano un gol in fuorigioco su palla toccata da loro. Perdiamo due a uno e a nulla serve il pari in Irpinia. Poi il buio.

Foglia i soldi dei petali dove li ha messi? Mai fidarsi dei parmigiani, Del Grosso escluso. Inseguiamo Gheddafi che non arriva. Falliamo e ripartiamo dalla C2 con la nuova società privata e cooperativa e Varini diesse occulto, poi palese. Quasi in sordina, però. Il primo campionato è deludente (si salva il nuovo difensore Stefani).

Il secondo inizia con la sostituzione di mister Foschi con Alessandro Pane e la Regia va. Con gli innesti di Grieco e di Martinetti, nonché il definitivo lancio di Catellani e di Ingari, arriviamo ai play off promozione che perdiamo agli ultimi minuti nella bolgia di Pagani. Il campionato 2007-2008 è trionfale. Arriva Beppe Alessi e con lui l'arte del calcio. È un testa a testa con il Bassano e dopo la gara di Castelnuovo in Garfagnana conquistiamo la promozione in C1. Si riparte dai tornelli e dai biglietti nominativi. Gli stadi si svuotano. Eppure la Reggiana di Pane arriva ai play off per la serie B. Perde 5 a 4 in casa con la Pro Patria nella gara più pazza (la Reggiana era in vantaggio per 3 a 0). Poi al ritorno conduce per 2 a 0, ma cede nel finale. Si riparte con Dominissini in panca, con Saverino, Temellin, Paolo Rossi e la Reggiana domina. Arriva ancora ai play off, senza giocatori importanti e cede al Pescara. Poi, dopo i privati, se ne vanno anche le coop. Arriva Barilli. E siamo ai giorni nostri, con un primo campionato in cui perdiamo i play off all'ultima con la Salernitana, poi tre anni da dimenticare, e quello scorso finito i rigori di Bassano. Maledetti, stramaledetti. Dopo gli undicimila del nuovo Stadio di Reggio Emilia, città del tricolore, oggi di proprietà di un imprenditore milanese che sta investendo i suoi soldi su una squadra di una cittadina sul Secchia, ma anche su uno stadio che non ha le ruote. E adesso ripartiamo con Stefano Compagni, Gianfranco Medici e soprattutto quel Vavassori che a Reggio ha portato giocatori, tecnici, cuore e portafoglio. Come quel conte Cassoli che nel 1919 fondò la Reggiana. A quattro anni da un centenario che bisognerebbe festeggiare in serie A. Come diceva quel tale con quell'intercalare incomprensibile: "Almeno"...