Le altre Rosse da tregenda
Nell’era pre-Schumacher l’ultima grande crisi delle monoposto di Maranello
Il terzo posto nel Mondiale costruttori perso a favore della Williams, le dure parole di Niki Lauda sia sulla monoposto F14T sia sulla gestione del team, il comprensibile interesse di Fernando Alonso verso la Mercedes: sono tutte varie sfaccettature dell’ennesimo magro risultato ottenuto dalla Ferrari in Germania. Nelle ultime quattro gare il pilota spagnolo pur spremendo al massimo la F14T ha ottenuto due quinti e due sesti posti ma, complici le ottime prestazioni di Valtteri Bottas, è ormai nel mirino del finlandese della Williams che lo segue staccato di dri punti. Il tutto mentre Kimi Raikkonen, che in Germania ha collezionato il quarto zero stagionale, sta contribuendo ben poco al bilancio della Scuderia.
L’estate 2014 si sta rivelando una fra le più dure per il Cavallino ma, alla luce della ristrutturazione del team, ci si chiede quando a Maranello usciranno dalla crisi. Inevitabile fare confronti con il 1996 e l’inizio dell’era Schumacher: il pilota tedesco arrivò quando la Ferrari non vinceva il Mondiale dal 1979 e nel biennio 1994-1995 era arrivata una vittoria per stagione. Schumi nel 1996 vinse tre gare, due delle quali consecutive tra Spa e Monza, ma a metà stagione dovette sopportare una serie di ritiri imbarazzanti, tra cui anche una rottura di motore nel giro di formazione del Gp di Francia a Magny-Cours. Nel 1997 però la monoposto era già in grado di lottare per il titolo, perso poi all’ultima gara di Jerez con la “ruotata” a Jacques Villeneuve. Nel 1998 la F300 gommata Goodyear a inizio stagione era palesemente inferiore alle McLaren-Mercedes di Hakkinen e Coulthard, equipaggiate con le gomme Bridgestone. Dopo le prime sei gare la stagione pareva compromessa, poi Ferrari e Goodyear trovarono la quadra riuscendo a tornare competitivi e a giocarsi il titolo nell’ultima gara in Giappone. L’anno buono poteva essere il 1999, quando la F399 sembrava molto vicina alle McLaren: poi però a Silverstone Schumi ebbe l’incidente in cui si ruppe la gamba e addio sogni di gloria. Ci pensò comunque l’irlandese Eddie Irvine, e alcuni errori della McLaren, a mantenere i giochi aperti fino all’ultimo appuntamento di Suzuka, quando Hakkinen si aggiudicò il titolo piloti e la Ferrari quello costruttori. Nel 2000, finalmente, Schumacher riportò entrambi i titoli a Maranello e da lì fino al 2004 la Ferrari fece incetta di vittorie. Da lì in poi ci fu un evidente miglioramento anno dopo anno.
Negli anni 2000 e fino, è il caso di dirlo, all’altro giorno, viveva stagioni alterne la Williams, passata dall’ultimo titolo nel 1997 a vivere di alti e bassi dal 1998 al 2013, quando ha concluso il campionato al nono posto. Al momento il team inglese è terzo, una posizione che non occupava dal 2001. Insomma: per essere competitivi può “bastare” una buona macchina, mentre per vincere gli ingredienti devono esserci tutti: monoposto, piloti, strategie e fortuna! La Ferrari, per ora, ha solo un grande pilota, tutto il resto invece...
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