Chiamiamola Formula Mercedes
Il Mondiale è sempre più monomarca con la Ferrari costretta a stare a guardare... da debita distanza
Il Gp d’Ungheria, ovvero la gara che nel recente passato ha sempre segnato il campionato, nel bene e nel male. Un’appuntamento cruciale nell’economia del Mondiale, il probabile trampolino di lancio per la conquista dell’iride per Nico Rosberg. Il talento tedesco ha definitivamente gettato la maschera in Germania dove ha dominato dal primo all’ultimo giro, soste ai box comprese. I 14 punti di vantaggio su Lewis Hamilton al momento possono bastare e anzi possono essere incrementati proprio all’Hungaroring, pista che per conformazione si sposa a pennello con le caratteristiche del leader della classifica.
Un Mondiale dominato. Chi si aspettava un colpo di coda lungo il percorso da Red Bull o Ferrari si è dovuto arrendere alla cruda realtà. Lo strapotere Mercedes è totale e meritato. Chi lavora bene durante l’inverno, puntando su semplici sviluppi tecnici e su un team affamato, poi alla fine raccoglie i risultati. Gli altri non possono far altro che applaudire. I numeri sono clamorosi: mancano ancora nove gare, ma la scuderia di Toto Wolff nel Mondiale costruttori ha poco meno del doppio dei punti della prima delle inseguitrici, la Red Bull.
Una Ferrari di m... L’epiteto usato da Niki Lauda per descrivere la vettura di Maranello è stato perentorio, tanto clamoroso nei toni quanto azzeccato nella valutazione della situazione. In un’intervista a un quotidiano spagnolo il presidente della Mercedes non ha usato giri di parole: «La Ferrari è una macchina di m...». Una bomba esplosa nel paddock che ha fatto scattare tutti, dal presidente ferrarista Luca Cordero di Montezemolo all’ultimo dei tifosi. Lauda si è poi scusato per i toni, ma è chiaro che la sua valutazione ha fatto scalpore. Una valutazione che effettivamente non fa una piega: la Rossa si sta rivelando l’ennesimo buco nell’acqua.
Le scelte di Maranello. I problemi nascono però a monte. In primo luogo la decisione di affidare la seconda guida all’ex campione del mondo, Kimi Raikkonen. Un pilota che sembra il fantasma di se stesso. Poi il cambiamento nella gestione tecnica: da Stefano Domenicali a Marco Mattiacci, senza grossi salti di qualità. L’unico punto fermo sembra essere James Allison che punta tutto su Fernando Alonso. Peccato però che lo spagnolo non sia in grado di mettere mano al motore, all’aerodinamica, allo sviluppo della vettura. In pratica il Cavallino Rampante punta tutto sulla rinascita nel 2015. Per quest’anno l’unico reale obiettivo sembra essere quello di conquistare il terzo posto nel campionato costruttori. Poca roba.
Sicurezza prima di tutto. Intanto fanno notizia i numerosi botti registrati nel corso del campionato. In Germania Felipe Massa è stato mandato pericolosamente ko da Kevin Magnussen, poi tanti contatti (tra il lecito e il proibito) fino all’incendio della vettura di Daniil Kvyat. Insomma, un bel “mappazzone” come direbbero a MasterChef: «I piloti più giovani devono darsi una calmata» ha sottolineato Massa dopo il volo a testa in giù di Hockenhaim. Difficile dargli torto.
@gabbiandrea
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