Black Friday, c’è chi dice no: «Scorrettezza ai clienti abituali»
Paola Dugoni, titolare dell'omonimo negozio di calzature, sceglie di non conformarsi: «Per un piccolo negozio fare sconti indiscriminati è un brutto segnale. C’è chi pensa che valga su tutti i prodotti»
MODENA. Da settimane, pubblicità martellanti invadono televisione, vetrine, radio e social, spingendo i consumatori a comprare. Senza sosta. “Meno 20 per cento”, si legge sulla vetrina di un negozio di telefonia. “Fuori tutto per la Black Week” c’è scritto, invece, sui cartelli messi alla porta di una boutique. Neppure le farmacie, dal canto loro, riescono a esimersi da questa ondata nera.
Black Friday? No grazie
Ma c’è chi dice no e sceglie di non aderire, perché il Black Friday non è per tutti. Non è fatto per chi, come Paola Dugoni, titolare di Dugoni Calzature, sceglie razionalmente «un commercio che sia relazione, qualità e rispetto, per il cliente e per il prodotto». «Non è corretto - dichiara - per i clienti abituali che acquistano da noi regolarmente ritrovarsi con un prodotto scontato solo perché comprato in un determinato giorno».
Il racconto della commerciante
Per Dugoni, il Black Friday non è solo un’opportunità persa di incassare di più, ma un messaggio che non si sposa con i valori del piccolo commercio: «Io penso che per il commercio come lo intendo io, cioè quello del piccolo negozio, fare sconti indiscriminati non sia un bel segnale. Né per i clienti, né per noi stessi. Noi ci distinguiamo per la qualità artigianale, la singolarità della merce, e una clientela affezionata, e non possiamo permetterci di svendere i prodotti come fanno le grandi catene - commenta -. Abbiamo articoli Made in Italy, di nicchia, scelti da chi apprezza il valore della qualità. Partecipare al Black Friday snaturerebbe tutto questo». C’è anche un problema pratico, in tutto ciò, perché il Black Friday crea inevitabile confusione tra i consumatori. A differenza dei saldi stagionali, che hanno regole chiare e uguali per tutti, il “venerdì nero” lascia spazio a interpretazioni diverse.
Clienti confusi e delusi
«Alcuni fanno sconti su tutto, altri su un solo marchio, altri ancora su articoli di fine serie - riprende Dugoni -. Il risultato? I clienti non sanno mai cosa aspettarsi. Entrano, chiedono, e se non trovano ciò che vogliono scontato, restano delusi. Mi è successo proprio stamattina». Il nodo cruciale, per molti piccoli commercianti, è la sostenibilità economica di aderire a queste promozioni. Per le grandi catene, abituate a giocare sui grandi numeri, scontare i prodotti è parte di una strategia globale. Ma per chi gestisce negozi indipendenti, con margini di guadagno più stretti, il Black Friday rischia di trasformarsi in un boomerang. «Non credo che queste promozioni siano redditizie per negozi come il mio - afferma la commerciante -. E poi c’è il problema di chi aspetta: molti clienti, già da settimane, entrano meno nei negozi, sperando di trovare tutto scontato il giorno del Black Friday».
Il "fenomeno nero"
O, ancora peggio, la Black Week. Perché questo “fenomeno nero” ha assunto dimensioni tali da influenzare non solo i consumatori, ma interi settori di mercato, per settimane. «Non è più un giorno, ormai è un mese - chiosa -. È diventato un fenomeno così pervasivo da cambiare il modo in cui le persone comprano e si relazionano con i negozi. Ma che messaggio manda tutto questo?». Così, Paola Dugoni ha scelto di percorrere una strada diversa, continuando a proporre una piccola selezione di articoli scontati nell’area outlet del suo negozio, come fa tutto l’anno, ma senza cedere alle sirene del Black Friday.