Gazzetta di Reggio

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Il caso nella Bassa

Niente sport, amici e il divieto di proseguire gli studi. A 14 anni minacciata anche di essere riportata in Pakistan per sposarsi: mamma e nonno denunciati

Niente sport, amici e il divieto di proseguire gli studi. A 14 anni minacciata anche di essere riportata in Pakistan per sposarsi: mamma e nonno denunciati

I parenti sono accusati di una serie di violenze e maltrattamenti: per loro braccialetto elettronico. L’uomo in una intervista a Fuori dal Coro aveva dichiarato: «Le donne non possono uscire sole»

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Reggio Emilia Niente scuola, niente amici maschi, niente sport, né televisione. Fin dall’età di dieci anni, le era stato imposto di indossare il velo, di non parlare in presenza di adulti, di non uscire di casa se non accompagnata. Non poteva indossare abiti occidentali, né iscriversi alle scuole superiori, perché, secondo i familiari, «per una donna lo studio non è necessario». Era costretta a svolgere tutte le faccende domestiche e, a volte, aiutata solo dalla sorellina minore, che però veniva trattata con maggior riguardo. Un controllo costante, minacce continue, insulti e persino l’intimidazione di essere riportata in Pakistan per essere data in sposa contro la propria volontà.

Un quadro di gravi maltrattamenti, fisici e psicologici, emerso dalle indagini condotte dai Carabinieri di Campagnola Emilia e coordinate dalla Procura della Repubblica di Reggio Emilia. Gli inquirenti ritengono che la ragazza, oggi 14enne, sia stata sistematicamente picchiata dalla madre – anche con il manico della scopa – fino all’età di 11-12 anni, su istigazione del nonno, con cui la madre convive. Il telefono cellulare le era stato tolto per impedirle qualsiasi comunicazione all’esterno. Tutto per isolarla dal mondo e costringerla a un modello di vita imposto, che ne negava diritti, libertà e dignità. Un caso che richiama alla memoria quello di Saman Abbas, la giovane pakistana scomparsa e uccisa a Novellara nel 2021 per essersi opposta a un matrimonio forzato.

Anche qui, al centro della vicenda c’è una ragazza cresciuta in Italia, vittima di rigide imposizioni familiari e di presunte violenze nel tentativo di sottrarla all’autonomia e all’integrazione. Determinanti sono state le segnalazioni arrivate dalla scuola frequentata dalla vittima, che aveva confidato a compagni di classe e insegnanti le violenze subite in casa e il divieto di continuare gli studi. Aveva espresso anche la paura concreta di essere portata in Pakistan per un fidanzamento o un matrimonio imposto. La Procura di Reggio Emilia, guidata dal procuratore capo Calogero Gaetano Paci, ha ritenuto fondate le risultanze investigative, supportate dalle dichiarazioni della ragazza e dalle segnalazioni degli insegnanti. Ha così richiesto e ottenuto dal GIP del Tribunale di Reggio Emilia una misura cautelare nei confronti della madre e del nonno, cittadini pakistani di 38 e 70 anni, residenti in un comune della bassa reggiana. È stato disposto il divieto assoluto di avvicinarsi ai luoghi frequentati dalla vittima, con l’obbligo di mantenere una distanza minima di 1500 metri e il divieto di comunicare con lei in qualsiasi modo. I due sono stati sottoposti all’obbligo di presentazione quotidiana alla polizia giudiziaria in orari prestabiliti e dotati di braccialetto elettronico.

Secondo quanto emerso, la giovane era quotidianamente sottoposta a pressioni e vessazioni. Veniva insultata con maledizioni, minacciata, punita fisicamente con schiaffi quasi ogni giorno, ogni volta che il suo comportamento veniva giudicato “inadeguato” dai familiari. Le era stato anticipato che, una volta terminata la terza media, non avrebbe potuto continuare a studiare. Il suo destino, secondo madre e nonno, era uno solo: sposarsi. Nessuna libertà, nessuna possibilità di scegliere per sé. A confermare la visione radicale della famiglia, è stato anche un video acquisito dagli inquirenti, nel quale il nonno, intervistato da un’emittente nazionale durante una trasmissione dal titolo “Islam violento: gli orrori nascosti delle donne” della trasmissione Fuori dal Coro di Rete 4, dichiarava con convinzione che, a suo avviso, le donne non dovessero uscire da sole e che, nella sua famiglia, ciò era assolutamente vietato. L’ordinanza di applicazione della misura cautelare è stata emessa nel tardo pomeriggio di ieri, 11 aprile, ed eseguita dai Carabinieri di Campagnola Emilia. Fondamentale anche il coordinamento tra la Procura reggiana e quella presso il Tribunale per i minorenni di Bologna, che ha disposto l’immediato collocamento della minore in una struttura protetta. Il procedimento è attualmente nella fase delle indagini preliminari e proseguirà con gli approfondimenti necessari per le valutazioni sull’esercizio dell’azione penale.