Studentesse e Ramadan «Ecco come lo vivremo»
Samar e Fatima raccontano il loro mese sacro: «Un modo per avvicinarsi di più a Dio»
«Non vedo l’ora che arrivi il Ramadan in modo da avvicinarmi di più a Dio e migliorare il legame con Lui». A parlare è Samar Taboubi, 16enne del liceo Chierici. È una delle due studentesse reggiane che ci hanno raccontato come vivono questo periodo pieno di significato per la religione islamica, che quest’anno dovrebbe iniziare tra gli ultimi giorni di febbraio e i primi di marzo, dato che la date potrebbero variare a seconda dell’avvistamento della prima falce di luna crescente. Durante questo mese sacro, Samar spiega che cerca di essere la versione migliore di sé stessa, dedicandosi a Dio e alle sue preghiere, dando il massimo per essere una buona musulmana. «Le mie abitudini diventano pregare e cucinare piatti tipici della mia cultura tunisina a fine giornata», racconta. Per tutta la durata del Ramadan, come prescritto dal Corano, i fedeli non possono mangiare e bere (nemmeno acqua) dalla prima preghiera del mattino fino alla preghiera del tramonto. Una volta calato il sole, ci si siede a tavola e, ascoltata la preghiera che sancisce la fine del digiuno, solitamente si mangia un dattero (o più, ma sempre in numero dispari) e dopo un’altra preghiera rivolta verso la Mecca, inizia l’Iftar, il pasto quotidiano con il quale i musulmani interrompono il digiuno. La tavola è ricca e presenta verdure, carni e dolci: spesso pietanze e bevande realizzate in casa per passare il tempo. Gli alimenti che non mancano mai sulla tavola sono i datteri, il latte, un tè caldo chiamato atay e il chebakia, un dolce realizzato con il miele.
Fatima Riouani, 16enne dell’istituto Motti, ci dice che «a Ramadan non c’è nessuna differenza tra maschio e femmina, tranne che per il fatto che le donne quando hanno il ciclo possono non osservare il digiuno e la stessa cosa vale se un uomo non si sente tanto bene. Ciò che conta è recuperare il giorno perso perché ogni giorno è importante».
Il Ramadan viene praticato per avvicinarsi ad Allah e purificarsi cioè per eliminare i propri peccati commessi durante la vita e non in uno specifico momento. Fatima ribadisce che bisogna essere sempre rispettare i precetti del Corano ed evitare di commettere peccati come ad esempio fumare, bere alcolici e non frequentare persone al di fuori del matrimonio. «In genere il digiuno non è obbligatorio e lo si inizia a fare di propria spontanea volontà. Io ho iniziato ad osservarlo già da piccola, prendendo esempio da mia sorella maggiore». Inoltre bisogna pregare per convalidare il digiuno ed entrambe le ragazze cercano di andare in moschea anche se sono molto distanti da essa. Ogni centro islamico presenta al di fuori un tavolo (o più di uno) che viene riempito di pietanze portate dai fedeli che partecipano al banchetto. Per augurare ai musulmani un buon Ramadan si utilizza l’espressione “Eid Mubarak”.
*Studente dell’istituto Nobili