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Reggio Emilia, quasi 4000 alunni disabili ma mancano i prof di sostegno

Luciano Salsi
Reggio Emilia, quasi 4000 alunni disabili ma mancano i prof di sostegno

Presentato l’Annuario in Provincia. Il 18% degli studenti è di origine straniera

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Reggio Emilia In media quasi uno per classe: è aumentato sensibilmente il numero degli alunni disabili nella scuola statale reggiana, dalla fascia infantile a quella secondaria di secondo grado.

Ce ne sono 3.097, cioè il cinque per cento, una quota superiore a quelle riscontrabili a livello regionale e nazionale. Erano 2.945, il 4,7%, nello scorso anno scolastico, 2.329, il 3,5%, nel 2015-2016. Ciò significa che i 2.126 insegnanti di sostegno, uno ogni 1,5 alunni, non bastano ad assicurare l’inserimento nelle classi.

È necessario anche l’intervento degli educatori pagati dai Comuni, che prevedono ormai a tale scopo un aggravio superiore alle loro dotazioni finanziarie sempre più scarse. Sono i dati che si possono leggere nella trentunesima edizione dell’Annuario della Scuola reggiana, a cura di Luciano Bonacini e Rainer Girardi, che l’amministrazione provinciale pubblica come strumento di programmazione edificatoria e didattica non solo per gli istituti medi superiori, di cui è competente, ma anche per gli istituti comprensivi rientranti nelle competenze dei Comuni.

Giovedì il volumetto è stato presentato nella sala della Giunta provinciale dai curatori, dal presidente Giorgio Zanni e dalla vicepresidente con delega all’Istruzione, Francesca Bedogni, sindaca di Cavriago.

Inoltre sono intervenute la dirigente Chiara Brescianini e la funzionaria Virginia Costa dell’Ufficio scolastico provinciale insieme ad Azio Gatti, dirigente del servizio provinciale di Edilizia e Programmazione scolastica.

Nell’ultimo decennio il numero degli alunni disabili è continuamente cresciuto soprattutto in termini percentuali a causa del calo delle nascite, che nella nostra provincia ha anticipato l’attuale “inverno demografico”. Si tratta dei ragazzi certificati ai sensi della legge 104, che dal 1992 ne istituzionalizza l'integrazione scolastica.

«Si tratta spesso – osserva Francesca Bedogni – di disturbi dello spettro autistico di differente gravità. Questi casi sono talmente numerosi che i Comuni stentano a farvi fronte, non solo a causa delle difficoltà finanziarie, ma anche perché non sono disponibili tutti gli educatori occorrenti». 

Nell'insieme la popolazione scolastica è scesa a 76.845 unità, 558 in meno, pari a 0,7 punti percentuali, rispetto a quella del 2023-2024. Aveva toccato il culmine (83.740) nel 2016. Poi la denatalità ha incominciato a farsi sentire nella scuola dell'obbligo. Il fenomeno ha interessato prima le elementari, che ora contano 22.246 iscritti (meno 2,5 punti), poi le medie inferiori scese adesso a 15.289 (meno 271, cioè 1,7 punti). Il riflusso non è ancora arrivato alle superiori, che hanno registrato un ulteriore incremento di 228 studenti (un punto in più), arrivando ad un totale di 23.378. Anche la scuola dell’infanzia è calata. I suoi 11.145 iscritti, 86 in meno, segnano una flessione di 0,8 punti. Fanno eccezione i nidi, che però sono ancora lontani dall'accogliere tutti i nuovi nati e non riescono a soddisfare la crescente domanda delle madri impegnate nel lavoro. Le famiglie più giovani, inoltre, s’avvalgono dei contributi stanziati dalla Regione per integrare le rette. Il risultato è che gli iscritti ai nidi sono 4.787, 131 in più pari a 2,8 punti percentuali. Anche la fascia infantile, quindi è pesantemente colpita dal calo delle nascite. «L'inverno demografico – commenta Francesca Bedogni – si fa sentire molto e non è legato alla quantità e qualità dei servizi per l'infanzia».

 Per il prossimo anno scolastico sono sensibilmente aumentate le iscrizioni alle classi prime degli indirizzi liceali. Tuttavia la scuola reggiana si caratterizza ancora, nella fascia superiore, per il relativo equilibrio fra le tre aree di studio. Ora la liceale comprende il 36,9% degli iscritti contro una media regionale del 45,4% e una nazionale del 51,5%. La tecnica arriva al 36,2% rispetto al 37,5% e al 33,1%. L'area professionale surclassa con il suo 26,9% il dato regionale (17,1%) e quello nazionale (15,4%). Dal 2010-2011 al 2013-2014 le iscrizioni alle classi prime erano equamente distribuite fra le tre aree, che hanno poi incominciato a differenziarsi.

 Un'altra peculiarità della scuola reggiana, dovuta all'alto tasso di immigrazione, è la grande presenza di alunni stranieri. Ce ne sono 13.465, cioè il 18,2%. Sono in gran parte iscritti alle scuole statali: 4.826 (23%) nella primaria, 3.161 (21,5%) nella secondaria di primo grado, 3.080 (13,6%) in quella di secondo grado. Ce ne sono meno nelle istituzioni non statali: 164 (8,2%) nei nidi d'infanzia comunali, 626 (18,5%) nelle scuole materne comunali, 530 (11,3%) nelle altre non statali, 141 (5,5%) nell'insieme delle scuole private. Il loro tasso d'insuccesso, superiore a quello degli alunni italiani, tende a calare.

«Nel 68,1% dei casi – spiega Bedogni – si tratta di ragazzi nati in Italia, che non hanno le difficoltà di apprendimento proprie di quelli arrivati in età successive».© RIPRODUZIONE RISERVATA