Gazzetta di Reggio

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L’intervista

«Per costruire un carro del Carnevale 8 mesi di lavoro, io ho cominciato da bambino»

Lara Aiovalasit e Jasmit Kaur*
«Per costruire un carro del Carnevale 8 mesi di lavoro, io ho cominciato da bambino»

Roberto Cucchi è uno dei costruttori del Carnevale di Castelnovo Sotto. Dietro alle imponenti strutture che sfilano c’è la passione di tante persone

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È cominciata nel weekend appena trascorso l’edizione 2025 del Carnevale di Castelnovo Sotto che, per altre tre domeniche, vedrà il paese riappropriarsi di una tradizione antica grazie all’impegno di quasi tutte le realtà associative del territorio. Dietro ai colori sgargianti e agli imponenti carri che sfilano tra le strade, c’è infatti il lavoro di artigiani e appassionati. Abbiamo intervistato uno dei costruttori del carnevale, Roberto Cucchi della scuderia Belvedere 3.0, che ci ha raccontato le sfide e le emozioni che animano questa tradizione.

Com’è iniziata la sua passione per la costruzione dei carri? Gliel’ha trasmessa qualcuno?

«La mia famiglia. Mio padre sfilava sui carri mascherati quando ancora Castelnovo era “trainato” dai buoi. E io ho iniziato quando ero piccolino: mi sono sempre travestito, a partire dall'asilo, e alle elementari ho iniziato a vivere il carnevale sia come partecipante sia come aiutante dei costruttori di carri. Io e gli ragazzi della scuola ci facevamo dare una mano dai più esperti».

Quanto tempo richiede la costruzione di un carro?

«Se noi finiamo il carnevale a fine febbraio, già verso giugno, inizio luglio, cominciamo ad assemblare il prossimo carro. Dunque circa otto mesi».

Quali materiali usate?

«Non abbiamo limiti. Usiamo qualsiasi tipo di materiale che troviamo: cartapesta, gomma, plastica».

Qual è stato il carro che ha costruito di cui è più orgoglioso e perché?

«Potrei dire un po' tutti, ma uno dei carri che mi ha emozionato di più è stato il carro dei robot con vari personaggi degli anni '70, siccome io sono di quella generazione».

Ha mai dovuto affrontare delle difficoltà particolari legate a un carro, come problemi tecnici, sfide con le dimensioni o un budget limitato? Se sì, come le ha superate?

«Si hanno sempre delle difficoltà con i carri perché ciascuno ha bisogno di adattamenti, anche le maschere e i loro vari pezzi hanno bisogno di diversi supporti. Soprattutto facciamo i conti con problemi di installazione: è complicato capire dove posizionare ogni singolo pezzo e dove disporre le maschere. È sempre una sfida perché non si sa mai come ci arriva il pezzo quindi non c’è mai qualcosa di predefinito. Grazie alla collaborazione di tante persone, alla fine il risultato è quello che si vede poi nelle domeniche di carnevale. Il budget dipende dal tipo di carro e dalla cifra a cui si riesce a venderlo. È sempre un investimento continuo: i soldi che riceviamo da un carro li investiamo per realizzare quello successivo».

Quante persone lavorano insieme a lei nella creazione di un carro? Come si organizza il team?

«È da un paio di anni che il nostro gruppetto si è ingrandito ma non siamo in tantissimi, circa 10-12 persone. L’organizzazione del team è presto fatta: quando si arriva nel capannone ci si dividono i vari compiti in base alle capacità che ognuno di noi ha».

Che consiglio si sente di dare a qualcuno che vuole iniziare a costruire carri di Carnevale o avvicinarsi a questo mondo?

«Di iniziare. La cosa importante è avere voglia di fare, di realizzare, decorare, imparare qualcosa».

Fate qualche collaborazione con delle associazioni? Se no, vorreste farne?

«Già da qualche anno siamo legati ad un’associazione di Reggio Emilia che si chiama “La casina dei bimbi”, che si occupa di bambini ricoverati per varie patologie in pediatria, e ogni anno abbiamo un loro logo sul nostro carro, proprio perché collaboriamo con questa realtà e cerchiamo di portare anche a loro il carnevale con la nostra presenza anche in ospedale».l

*Studentesse del liceo Chierici

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