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Il campione

A lezione da Yacob Boumehdi «Vi spiego la mia kickboxing»

Simone Montanari, Valentino Pedrelli e Davide Manfredini
A lezione da Yacob Boumehdi «Vi spiego la mia kickboxing»

Il 17enne è campione nazionale nella categoria juniores -65 kg

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«Il momento più emozionante è quello prima del combattimento, quando l'adrenalina cresce e l’incertezza mi carica». Yacob Boumehdi, 17enne che vive a Reggio Emilia, è un atleta della Kickboxing Reggio Emilia e si allena alla palestra Your Fit. Pratica la Kick Light nella categoria juniores -65 kg.

«Ho vinto il campionato nazionale – racconta – un risultato che rappresenta per me un grande traguardo e una spinta a migliorarmi sempre di più».

Come hai iniziato a praticare la kickboxing e cosa ti ha spinto a scegliere proprio questo sport?

«Ho iniziato a praticare la kickboxing perché, nella mia classe, ero l’unico a non fare sport e mi vergognavo un po’. Inoltre, volevo semplicemente rimanere in forma e perdere il grasso in eccesso. All’inizio non avevo grande abilità in altri sport di squadra, quindi ero spesso scartato. La kickboxing, essendo uno sport individuale, mi sembrava più adatta a me».

Qual è stato il momento più emozionante della tua carriera sportiva fino ad ora?

«I momenti più emozionanti sono quelli che precedono un combattimento. L’adrenalina cresce quando l’arbitro chiama me e l’altro atleta e il combattimento sta per cominciare. L’istante prima di entrare nel ring, quando non conosci ancora il tuo avversario, è sempre carico di tensione. Ma anche alla fine del combattimento, quando l'arbitro solleva le mani per dichiarare il vincitore, c’è un picco di emozione e ansia, perché non sai se hai vinto o meno».

Come è strutturata la tua routine di allenamento?

«Gli allenamenti sono tre volte la settimana, ciascuno di un’ora e mezza. Oltre a questo, cerco di allenarmi anche a casa, facendo pesi per mettere su un po’ di massa muscolare. L’obiettivo è rimanere sotto i 70 kg per essere competitivo nella mia categoria. Non faccio niente di particolare al di fuori di questo, mi concentro soprattutto sulla preparazione fisica e tecnica».

Quali sono le qualità fisiche e mentali più importanti per diventare un campione di kickboxing?

«Fisicamente, è fondamentale saper sopportare il dolore e avere resistenza, soprattutto quella mentale. Serve molta forza di volontà per resistere alla fatica e allenarsi costantemente. Mentalmente, è importante rimanere concentrati e non perdere la determinazione, anche quando il corpo ti dice di fermarti. Inoltre, bisogna saper gestire il respiro, perché dopo i primi 30 secondi di combattimento l’affaticamento si fa sentire».

C'è qualche atleta o figura che consideri un modello nel mondo della kickboxing?

«Sì, ci sono molti atleti che considero fonte di ispirazione, ma se devo fare un nome, direi Badr Hari. È un kickboxer olandese di origine marocchina ed è una vera e propria leggenda nel mondo della kickboxing».

Quali sono le sfide più difficili che affronti, sia dentro che fuori dal ring, nel perseguire il tuo obiettivo di eccellenza?

«La sfida più difficile è sicuramente la costanza. Ci sono giorni in cui sei stanco o magari non hai voglia di allenarti, e capita anche di fare allenamenti che non vanno come dovrebbero. In quei momenti è facile perdere la motivazione e la voglia di tornare in palestra. La parte più dura è proprio riuscire a superare quei momenti di demotivazione e continuare ad allenarsi con costanza».

Come gestisci la pressione e le aspettative prima di una gara o un combattimento?

«Di solito non penso troppo a quello che potrebbe succedere. Cerco di restare tranquillo, anche se un po’ di ansia c'è sempre. Ma cerco di non farmi sopraffare dalle aspettative. Soprattutto nelle prime gare, dove la tensione era alta e già prima dell'inizio del combattimento facevo fatica a respirare».

Che mentalità serve per affrontare un combattimento? Tu hai quella giusta?

«Diciamo che cerco di considerarmi leggermente superiore all'avversario, perché comunque, se pensi di essere più forte, ti viene più facile combattere e acquisire sicurezza. Questo mi aiuta soprattutto per incentivarmi ad attaccare per primo. Tuttavia, non sottovaluto mai il mio avversario, perché, se lo facessi e arrivasse qualche colpo inaspettato o schivasse un mio attacco, non vorrei farmi prendere dal panico».

Quali sono i tuoi obiettivi futuri, sia nel mondo della kickboxing che nella tua vita al di fuori dello sport?

«Visto che ho intenzione di continuare con la kickboxing, se ne avessi la possibilità mi piacerebbe entrare nel mondo della kickboxing professionistica, farne un lavoro e dedicarci la mia vita. Questo nel caso in cui lo studio non dovesse andare bene. Ovviamente continuerò a studiare, ma vorrei che la kickboxing restasse una parte molto importante della mia vita. Sicuramente continuerò a praticarla, ma sono aperto anche ad altri sport di combattimento simili, come la muay thai. Spero, un giorno, di arrivare ad un livello professionistico e magari riuscire a guadagnare qualcosa, facendolo diventare un vero e proprio lavoro».

*Studenti della 4ªC CAT dell’istituto “A. Zanelli” (ex Secchi)

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