È morto il notaio Giuseppe Vino, dedito alla professione per 45 anni
Reggio Emilia: dopo un malore in casa una settimana fa, il 74enne è spirato in ospedale
Reggio Emilia È morto domenica pomeriggio all’ospedale Santa Maria Nuova, dov’era ricoverato da una settimana dopo un malore accusato in casa, Giuseppe Vino, 74 anni. Reggiano doc e storico notaio da ben 45 anni, era impegnato nel Lions Club Reggio Emilia Host Città del Tricolore e nel Panathlon International Club di Reggio Emilia. Nato e cresciuto a Santo Stefano, in pieno centro città, dove ha sempre vissuto (negli ultimi decenni in viale Timavo), dopo la maturità al liceo classico e la laurea in Giurisprudenza non ha mai abbandonato lo studio. «Era uno studioso appassionato di botanica, storia e astronomia – raccontano moglie e figlia –. Leggeva tantissimo e di recente aveva scoperto la trigonometria. Era un convinto latinista e, pur essendo un credente non assiduo, non si perdeva mai la messa in latino che si svolge ogni primo sabato del mese nella chiesa di San Giovannino, nella piazza omonima».
Diventato notaio nei primi anni Ottanta, a 29 anni Vino ha aperto uno studio notarile prima nel Piacentino, poi a Villa Minozzo, a Casalgrande e a Castelnovo Sotto, sede professionale che manteneva tuttora insieme a quella in città di via Gutenberg, al Foro Boario, che condivideva con l’unica figlia Anna avvocato. «Il lavoro è sempre stato il suo credo, insieme alla famiglia: vi si dedicava anima e corpo – prosegue la moglie –. Avrebbe potuto essere già in pensione, ma faticava a staccarsi da quella che era la sua esistenza. Così attendeva l’agosto di quest’anno, quando avrebbe dovuto restituire i sigilli per raggiunti limiti di età». Da giovane Vino era un atleta poliedrico (praticava tra l’altro la scherma) e lo accompagnava l’amore per la montagna, in particolare per le Dolomiti dove il 74enne continuava a fare trekking e lunghe passeggiate lungo i sentieri più spettacolari. Da qui l’impegno nel Panathlon, la fondazione per lo sport, della quale è stato socio fino all’anno scorso. Senza dimenticare l’impegno sociale per i meno fortunati, tramite il Lions Club prima di Scandiano e poi di Reggio. Come carattere chi gli voleva bene lo ricorda come «molto riservato ed educato, mite, rispettoso del prossimo. Pur essendo a contatto con il pubblico non l’ho mai sentito spazientarsi, porsi in maniera scortese o alzare la voce: un uomo d’altri tempi, da questo punto di vista». Con la moglie Luisa era sposato dal 1982 («Tra poche settimane, a febbraio, avremmo raggiunto i 43 anni insieme») e aveva scoperto la gioia di essere nonno («andava matto per i nipotini Lavinia di 3 anni e Giulio di 4 mesi»). Da lunedì 27 gennaio la camera ardente sarà aperta alla casa funeraria Reverberi di via Terezin 21 (dalle 14.30 alle 18.30). Alle 19 verrà recitato il rosario nella chiesa parrocchiale di Sant’Agostino, dove martedì alle 14.30 si terrà il funerale. l © RIPRODUZIONE RISERVATA