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Bimbo di 5 anni morì per un tumore raro, per il giudice la pediatra non ha colpe

Jacopo Della Porta
Bimbo di 5 anni morì per un tumore raro, per il giudice la pediatra non ha colpe

La famiglia fece une esposto sostenendo che ci fosse stato ritardo nel prescrivere degli esami specialistici. Ora è stata archiviata la posizione del medico

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Reggio Emilia «Non vi sono elementi oggettivi per affermare che segni meritevoli di approfondimento diagnostico siano sfuggiti alla dottoressa». Queste parole, pronunciate giovedì mattina da due periti in tribunale a Reggio Emilia, hanno di fatto messo la parola fine alla vicenda giudiziaria di una stimata pediatra di base (assistita dagli avvocati Domenico Intagliata e Francesco Tazzari), indagata dal 2020 a seguito della denuncia presentata dai genitori di un bambino, poi deceduto nel 2021 a cinque anni di età.

L’ipotesi sulla quale si indagava era un presunto ritardo nel prescrivere degli esami specialistici al piccolo, affetto da una rara forma di tumore, emersa poi nel luglio 2019 quando la pediatra dispose una radiografia per comprendere le ragioni di una rigidità nucale che affliggeva il bambino. Gli esami portarono alla scoperta di un cordoma della base cranica. I genitori presentarono nel 2020 un esposto in procura. A quel punto i carabinieri andarono nello studio della professionista e sequestrarono la documentazione medica.

Si aprì pertanto un fascicolo per lesioni colpose derivanti da colpa medica (in quel momento il paziente era ancora vivo). Nel 2022 il pubblico ministero Laura Galli chiese l’archiviazione sulla base di una consulenza del dottor Matteo Tudini, che aveva sottolineato come il tumore in questione fosse assolutamente raro (l’incidenza è di 0,08 casi ogni 100mila bambini) e l’indagata non avesse commesso alcuna negligenza. I familiari, tramite la legale Erika Romani, si opposero alla richiesta di archiviazione. Il giudice per le indagini preliminari Andrea Rat sollecitò dunque la procura a svolgere un supplemento di indagine e richiedere un incidente probatorio. Poi nominò a sua volta due periti di altissimo profilo: Maria Serenella Pignotti, medico specialista in pediatria e in medicina legale del Meyer di Firenze, e il medico legale Marco Di Paolo di Pisa.

Giovedì mattina, in occasione dell’incidente probatorio, i due periti hanno ribadito la correttezza del comportamento della pediatra. Sulla base dei sintomi emersi, la dottoressa non ritardò gli accertamenti e non vi fu alcun nesso tra il suo operato e il decesso del paziente. Conclusa questa udienza, il giudice ha rimesso gli atti al pubblico ministero, che ha chiesto l’archiviazione per l’indagata. Al termine della discussione, il gip ha pronunciato ordinanza di archiviazione. «Per la nostra assistita si è trattato della fine di un incubo iniziato cinque anni fa. Una vicenda che l’ha segnata, nonostante avesse la certezza di aver operato in modo scrupoloso», dicono i legali Tazzari e Intagliata. L’avvocata Romani annuncia però che la questione non è chiusa. «Insieme al nostro consulente medico-legale che aveva tratto conclusioni differenti, valuteremo i termini dell’opposizione all’archiviazione, tenuto conto che i profili civilistici di responsabilità sono diversi dai profili di responsabilità penale in capo alla professionista e pertanto introdurremo una specifica causa per il risarcimento». l © RIPRODUZIONE RISERVATA