Con Uisp vanno in piscina 120 ragazzi con fragilità
Il coordinatore Maurizio Tagliavini: «Possono scoprire un mondo amico e facilitante»
Reggio Emilia «I gesti del nuoto sono i più simili al volo. Il mare dà alle braccia quella che l’aria offre alle ali; il nuotatore galleggia sugli abissi del fondo». Queste parole dello scrittore Erri De Luca si sposano bene al progetto di Uisp nato per incentivare il nuoto alle persone disabili e creare un’integrazione anche a livello sportivo. Spiega Maurizio Tagliavini, coordinatore del progetto a livello provinciale: «A Reggio Emilia, Uisp collabora dal 1994 con l’Azienda Usl attraverso una convenzione, che consente a bambini e ragazzi di età tra i 3 e i 18 anni, segnalati dal Servizio di Neuropsichiatria Infantile, di fare un’esperienza in piscina all’interno dei corsi nuoto organizzati dal Comitato. Per loro, circa 120 all’anno, la proposta educativa consiste in una esperienza settimanale in piscina della durata di 50 minuti effettivi in acqua, per un totale di 12 lezioni. Terminato il turno in convenzione (che prevede una compartecipazione dell’Ausl alle spese per gli operatori specializzati), il bambino ha la possibilità di continuare privatamente l’esperienza fino al termine dell’anno sportivo e di proseguire l’attività all’interno dei corsi di nuoto».
L’attività motoria in piscina per soggetti disabili, già da alcuni anni, viene proposta non solo essenzialmente come attività rieducativa, ma come un’esperienza di vita, in cui, attraverso un’esplorazione motoria dell’ambiente con proposte ludiche, è possibile acquisire competenze, autonomia e sicurezza indispensabili per la costruzione e lo sviluppo della propria persona. Oggi l’obiettivo non è solo mirato al recupero della disabilità, se possibile, ma anche allo sviluppo di tutte quelle aree che costituiscono la persona nella sua totalità: area cognitiva, area emotivo-affettiva, area senso percettiva, comunicativa e relazionale. In questo modo, ci si propone di consentire al disabile di raggiungere il più alto livello di autonomia. Prosegue Tagliavini: «I ragazzi disabili segnalati dall’Azienda Usl vengono suddivisi per età e inseriti nei corsi pomeridiani di “Imparare a nuotare giocando 3/8 anni”, che si svolge nella piscina de Sanctis di via Gattalupa e Nuoto 6/16 anni, alla piscina di via Melato. Analoghe attività sono anche portate avanti presso gli impianti di Campegine, Rubiera, Scandiano e Boretto. Vengono seguiti individualmente, almeno inizialmente, da un operatore Uisp, di norma insegnante di educazione fisica o di nuoto specializzato con appositi corsi di formazione, che collabora con l’istruttore del gruppo. Grazie alla convenzione, è possibile un abbassamento economico del contributo a carico della famiglia. È pertanto una formula che ha permesso a tanti bambini di entrare in acqua e scoprire un mondo amico e facilitante. Al termine dell’anno sportivo è previsto un incontro tra lo staff tecnico Uisp e l’equipe sanitaria del Servizio di Neuropsichiatria Infantile per condividere ciò che è accaduto in acqua e fornire informazioni relative ad ogni singolo bimbo che possano integrare il lavoro più riabilitativo che li compete».
Gli obiettivi del progetto sono il piacere di stare in acqua con se stessi e con gli altri; adattarsi liberamente all’ambiente acquatico, creare nel bambino un vissuto positivo attraverso la costruzione di una esperienza che sia rassicurante e piacevole, in sostanza fargli “amare” l’acqua e soprattutto integrare il bimbo o il ragazzo nelle attività del gruppo. Secondo Tagliavini, «L’acqua che avvolge il corpo, che ci rallenta ma facilita i movimenti, che sostiene, che modifica gli equilibri alterando le percezioni, dà la possibilità al bimbo di scoprire un nuovo mondo che gli facilita l’autonomia con più possibilità di movimento, soprattutto per quei bambini che con la gravità hanno un rapporto difficile. Lavorare sulle loro potenzialità per aiutarli a ridurre lo svantaggio è la carta vincente per costruire un percorso di crescita continua e di progressi che li motivi e li stimoli». Conclude il coordinatore del progetto: «Diventa pertanto fondamentale avere una formazione continua degli operatori specializzati, con corsi e giornate di aggiornamento sulle tematiche dell’handicap in relazione al mondo sportivo acquatico. Ogni anno vengono inoltre organizzati corsi per insegnanti di nuoto e corsi per operatori Primi Passi, all’interno dei quali vengono trattati i temi relativi all’handicap in piscina e palestra». l
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