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Operazione Limiti

Narcotraffico, ecco tutti i nomi degli arrestati. Le indagini partite da un sequestro di droga all’aeroporto di Bogotà, destinazione Bibbiano

Ambra Prati
Narcotraffico, ecco tutti i nomi degli arrestati. Le indagini partite da un sequestro di droga all’aeroporto di Bogotà, destinazione Bibbiano

La banda italo-albanese gestiva il “cartello” della droga. A Reggio Emilia la “testa” dell’associazione

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Reggio Emilia Un’alleanza tra gruppi criminali albanesi, calabresi e romani, con diramazioni in Sudamerica e nei porti del Nord Europa, in grado di spostare 300 chili di droga (per un controvalore di 8 milioni di euro) in un anno. Questa, almeno, la porzione di droga intercettata. Su 26 indagati originari, sono quindici le ordinanze di custodia cautelare (12 in carcere e 3 ai domiciliari, ma non tutti i destinatari sono stati raggiunti) eseguite all’alba di ieri dal Nucleo Pef della Guardia di Finanza di Reggio Emilia e dalla Squadra Mobile della questura, coordinati dal pm della Dda di Bologna Roberto Ceroni. Oltre 110 militari e poliziotti hanno eseguito 16 perquisizioni (sequestrati orologi Rolex, valigie piene di soldi e perfino diamanti) in nove province: oltre a Reggio Emilia, dove c’erano la “testa” e la base dell’organizzazione, sono coinvolte le province di Parma, Modena, Piacenza, Ravenna, Lucca, Venezia e Roma.

I nomi

Per associazione a delinquere finalizzata al traffico internazionale di sostanze stupefacenti (ma non mancano reati come fatture false e spendita di banconote fasulle) sono finiti nei guai: Domenico Bolognino, 34 anni nato a Locri, figlio del boss Sergio Bolognino, legato alla ’ndrangheta dei Grande Aracri, che sta scontando la condanna per Aemilia; Cesare Catellani, 51 anni, nato a Carpi; Xhemali Desari, 34 anni; Avni Dushku, 38 anni; Fabjol Dushku, 35 anni; Salvatore Gaetano, crotonese di 43 anni; Daniele Gatta, romano 40enne, noto per essere il genero di Fabrizio Piscitelli detto “Diabolik”, il capo ultrà ucciso a Roma nel 2019; Rigers Kusi, 37 anni; Sokol Lumi, 38 anni; Antonino Modafferi, calabrese di 44 anni; Daniel Palladino, 24enne nato a Reggio; Daniela Randazzo, 54 anni, nata a Palermo; Bashkim Sula, 37 anni; ai domiciliari gli albanesi Julian Nikolla, 44 anni, Armand Pepa, 24, e Aureldi Tafa, 32.  Alcuni erano già stati arrestati per alcuni episodi legati a singole partite di stupefacente sequestrate nel tempo. Non viene contestata l’associazione di stampo mafioso.

Operazione Limiti

L’operazione è stata ribattezzata “Limiti” per le peculiari asperità dovute al respiro internazionale. Tutto ha avuto origine il 15 settembre 2020 da un sequestro avvenuto all’aeroporto di Bogotà (Colombia). Un plico Dhl, contenente 6,5 chili di cocaina, con un mittente italiano, un indirizzo e un numero di telefono colombiano: piazza del Bianello 2 a Bibbiano. Dalla Colombia la palla passa alla Guardia di Finanza di Reggio Emilia, che nonostante il civico sbagliato individua un appartamento (uno dei tanti nella disponibilità dei coinvolti, si scoprirà poi, tra i tanti depositi case, capannoni, perfino una tabaccheria a Montecchio) utilizzato da Salvatore Gaetano, Palladino, Lumi e Sula (tra loro cugini). Da questo primo nucleo di sospettati – tramite l’utilizzo di trojan e il ricorso a intercettazioni telefoniche e ambientali – l’indagine si allarga a macchia d’olio, fino a convergere con un’altra inchiesta per spaccio di droga (a carico di albanesi) sulla quale stava lavorando in contemporanea la Squadra Mobile. Poi spunta pure l’imprenditore romano Gatta, in veste di finanziatore di un carico dall’Ecuador.

La droga

Per completare il puzzle, però, e ricostruire le rotte della droga è stato necessario estrarre i dati dei criptofonini e consultarsi con le forze di polizia di mezza Europa. Secondo l’accusa tra il 2020 e il 2021 gli indagati hanno importato (da Albania, Kosovo, Ecuador, Colombia e Paesi Bassi), tagliato e venduto un fiume di droga: 23 chili di cocaina, 6 chili di eroina, 80 di hascisc, 240 chili di marijuana. In questo quadro non mancano le fatture false per 5,2 milioni, emesse da dieci denunciati residenti a Reggio tramite sette società (sei qui e una a Parma), e un affare spagnolo di banconote false per 75mila euro da parte di un arrestato. «Diversi gli elementi qualificanti di quest’indagine: dalla capacità degli indagati di muoversi con nonchalance su più territori (emiliano, calabrese, veneziano e romano) all’uso dei criptofonini (la piattaforma Sky Ecc) che ci ha dato parecchio filo da torcere, fino alla contiguità con la criminalità organizzata – ha detto il comandante provinciale della Finanza Ivan Filippo Bixio – Ringraziato la polizia per la collaborazione». «Una sinergia virtuosa – ha fatto eco il questore Giuseppe Maggese – È stata colpita una criminalità di secondo livello, poco visibile ma di forte impatto». l © RIPRODUZIONE RISERVATA