Il libro di Putin presentato a Reggio Emilia. L’esperta di Russia Morini: «La narrazione del Cremlino fa presa»
Sabato all’Hotel Posta l’incontro con l’editore Francesco Toscano, co-fondatore di Democrazia Sovrana Popolare, e l’ex ambasciatore Bruno Scapini
Reggio Emilia Un evento per approfondire le “vere cause della guerra russo-ucraina” si terrà sabato alle 17 nella Sala del Capitano dell’Hotel Posta. Il libro al centro dell’incontro contiene un saggio di Vladimir Putin sull’“unità storica di russi e ucraini”, oltre a interventi di altri autori. Partecipano l’editore Francesco Toscano, co-fondatore di Democrazia Sovrana Popolare, e l’ex ambasciatore Bruno Scapini, noto per le sue posizioni critiche verso la Nato. Ne abbiamo parlato con Mara Morini, politologa dell’Università di Genova ed esperta di Russia.
Professoressa, a Reggio Emilia, come in altre città italiane, si presenta un libro di Putin. Che impressione le fa?
«Non mi sorprende perché in guerra il ruolo della propaganda delle parti in gioco è importante. Non ho letto il libro, ma la questione è: come sarà condotto l’incontro? Confronto o dibattito a senso unico?».
Nella locandina si sottolinea che si tratta di un libro di Putin. In altre città questa presentazione è stata anticipata da polemiche roventi e reazioni da parte della comunità ucraina.
«Non è un libro scritto da Putin. Raccoglie il suo pensiero, senza contestualizzarlo analiticamente. È comprensibile la reazione ucraina».
In Italia, e anche a Reggio Emilia, la narrazione russa fa presa su una parte dell’opinione pubblica, come dimostrano i cartelloni pro-Russia apparsi questa estate. Cosa ne pensa?
«L’Italia è permeabile alla narrazione russa per ragioni storiche, economiche e culturali. È una media potenza che ha sempre cercato il dialogo tra Est e Ovest, come ricorda il ruolo di Silvio Berlusconi a Pratica di Mare del 2002. Ci sono anche gli interessi imprenditoriali e il ruolo dei partiti di estrema destra che coltivano rapporti con il Cremlino o della sinistra radicale. Non a caso si parla di movimenti rossobruni...».
Quanto sono spontanee le manifestazioni di simpatia per il Cremlino?
«Ci vorrebbe un’approfondita analisi sociologica, ma, in generale, sono manifestazioni che risentono dell’eredità di vecchi approcci ideologici che alimentano convinzioni personali preesistenti. Rappresentano, anche, un’opportunità politica di condivisione di alcuni valori del conservatorismo russo come la patria, la famiglia tradizionale, la religione».
Giusto diffondere il verbo di un presidente ricercato dal Tribunale penale internazionale?
«Dipende dal fine e dalla modalità. Se è per conoscere e difendersi dal “nemico”, analizzandolo scientificamente in un contesto appropriato, è un conto. Se è mera propaganda, senza confronto, è pericoloso. La democrazia garantisce la libertà d’espressione, ma nel rispetto del pluralismo delle opinioni e delle idee. Inoltre, ci tengo anche a dire una cosa a proposito delle letture sulle “vere” ragioni della guerra».
Prego...
«Dobbiamo distinguere tra opinionisti dell’ultima ora e i veri esperti. Purtroppo, nel dibattito italiano intervengono anche persone che non conoscono i paesi e gli eventi di cui parlano. Un conto è fare una seria analisi del rapporto Occidente – Oriente per capire, ad esempio, l’opportunità dell’allargamento della Nato, senza essere etichettati come filo-putinisti. Un’altra questione è fare il tifo ed essere imbonitori di propaganda». l © RIPRODUZIONE RISERVATA