«Io, con mia figlia e il cane in Oasi al Bianello durante la caccia al cinghiale: all’ingresso nessun cartello»
Una donna racconta: «Solo dopo ho scoperto che le segnalazioni c’erano ma altrove: così è pericoloso»
Quattro Castella «Sono andata all’Oasi del Bianello per fare una passeggiata con mia figlia di 12 anni e il cane e mi sono trovata una battuta di caccia al cinghiale. Sono entrata dall’ingresso accanto al centro visite, a Monticelli, e non c’erano cartelli che avvertissero i visitatori». La denuncia arriva da Elisabetta Pinzello, una cittadina che il 2 gennaio scorso ha dovuto interrompere la sua passeggiata per fare fotografie dentro l’oasi. Dopo una serie di telefonate – alla polizia provinciale, ai carabinieri – ha scoperto che tre cartelli in effetti erano stati messi, ma non dalla parte dove lei ha deciso di entrare nell’oasi: dunque non poteva certo vederli. «Forse sarebbe utile una segnaletica più chiara per indicare le zone e i periodi in cui si svolgono le battute di caccia» afferma. La memoria di quanto accaduto meno di tre mesi fa è freschissima: l’incidente di caccia di Leguigno, dove un uomo che raccoglieva castagne, Marco Gentili 68 anni, è rimasto ucciso da un colpo vagante. Cosa è accaduto «Siamo entrate dall’ingresso principale dell’oasi di Bianello, abbiamo attraversato il passaggio pedonale e ci siamo diretti verso il bosco. Durante il cammino, ho sentito dei campanelli e ci siamo fermate: ho pensato che potessero essere legati alla presenza di pecore, quindi temevo cani da pastore liberi. Tuttavia, riflettendo sul calendario e sul fatto che fosse giovedì, mi è venuto in mente che la giornata potesse coincidere con un’attività venatoria, forse una battuta di caccia».
Di caccia in effetti si trattava. «Ho notato un’auto che entrava nella zona. Ho chiesto informazioni a una persona che sembrava un cacciatore. Mi ha confermato che era in corso una battuta di caccia al cinghiale, aggiungendo che non c’erano pericoli e che avremmo potuto proseguire verso il castello senza problemi». Elisabetta però si è fermata. «Ho rinunciato: ero con un cane, mia figlia vestita di beige... Non mi è sembrato sicuro – confida – Ho immaginato che la caccia dentro a un’oasi potesse essere determinata dal problema della peste suina, ma deve esserci informazione, un cartello, un orario di inizio e di fine...». I dubbi Elisabetta Pinzello, pur rinunciando alla sua passeggiata, ha deciso di andare a fondo. E dopo aver sentito la polizia provinciale che assicurava la regolarità della battuta, ha verificato che in effetti tre cartelli erano stati affissi. «Ma uno davanti al cancello del castello e io non sono passata di lì: non avrei mai potuto vederlo – afferma – E un altro era attaccato a un albero nei pressi della sbarra alla Moia, dopo dunque il punto in cui noi siamo entrate». La normativa sulla cartellonistica per le battute di caccia il cinghiale – da quanto apprendiamo dalla polizia provinciale - non è così stringente, per esempio non impone delimitazione dell’area con un nastro rosso. Ma ci si chiede se, anche alla luce dei tragici fatti di Leguigno, sia sufficiente.l © RIPRODUZIONE RISERVATA