Reggio Emilia, è morto il maestro del jazz Vanni Catellani
Nel 1968 si esibì al Festival di Sanremo con Louis Amstrong
Reggio Emilia Aveva portato il jazz a Reggio in tempi non sospetti quando era il liscio a dominare incontrastato. Con la sua orchestra, nel 1962 al Valli, suonò con Chet Baker.
E al Festival di Sanremo, nel 1968, insieme al compianto fratello batterista Sergio (e agli due fratelli reggiani Henghel e Giancarlo Gualdi) si esibì con il mitico Louis Armstrong.
Ma la scintilla si era accesa molto prima: giovanissimo, era cresciuto nella banda degli Artigianelli. È morto, dopo avere superato i 90 anni con una energia incredibile, Vanni Catellani. Era anche conosciuto come “tromba d’oro” perché a Cannes aveva vinto il prestigioso premio. A darne notizia ieri sera, con un post affranto, Mauro Del Bue. «È morto un mio amico più grande. Più grande perché musicista di prima. Perché trombettista di gran fama. Aveva suonato con Louis Armstrong e Chet Baker. Perché suonava la fisarmonica, il piano e la chitarra e perché aveva imparato a leggere la musica prima dell'alfabeto. Si chiamava Vanni Catellani e i cantanti delle sue orchestre si chiamavano Mingardi e Zanicchi. Aveva scartato Gianni Morandi e Mina. Detestava i Beatles e i complessi dei capelloni che a suo dire negli anni Sessanta avevano dato l'estrema unzione alla musica. Amava le grandi orchestra americane e il jazz. Era esagerato in tutto e viveva in modo esagerato. Come quando mangiò 120 cannolicchi dopo aver cenato e si fece ricoverare al pronto soccorso».
Ma il suo percorso fu trasversale e sempre ad altissimi livelli: «Diresse l’orchestra in musical con Alighiero Noschese, Walter Chiari, le gemelle Kessler, Paolo Villaggio, Alberto Lupo. Attraversò tutte le gamme della musica del dopoguerra. Perdo un amico che riuscii a convertire anche alla musica lirica. Perdo un consulente che sapeva spiegare il regno sterminato delle none bemolle. Suona lassù coi grandi caro Vanni. Noi quaggiù troveremo un modo per ricordarti come meriti». E delle none bemolle si ricorda anche Roberto Meglioli, promoter e manager musicale: «Mi ripeteva sempre che tutta la musica si fondava sulla nona bemolle... e io porterò sempre con me questa sua teoria. Era un piacere parlare con lui. L’ho fatto fino a non troppo tempo fa. Lo vedevo spesso alla trattoria da Silvano, in via Emilia all’Angelo. Gli piaceva mangiare in compagnia, parlare con gli amici, raccontare pezzi di storia. È sempre stata una persona estroversa e socievole».
Come “grande innovatore” lo ricorda Giordano Gasparini, ex direttore dei Servizi culturali del Comune e autore del libro “Reggio Emilia jazz. Dalla provincia al mondo” pubblicato nel 2016 da Aliberti.
«Fu il primo a Reggio – ricorda Gasparini – a formare un’orchestra jazz con musicisti tutti reggiani. Erano una quindicina, da Franco Boiardi a Sante Faccini, da Carla Ragni ad Athos Bergamini. Ed è stata un’impresa riuscita e per niente scontata. Poi, per sbarcare il lunario, anche lui ha fatto tanto liscio. Ma resta il fatto che è stato un pioniere e un innovatore».
Così racconta Vanni Catellani, nelle pagine del libro di Gasparini, il concerto del 1962 al Valli con Chat Baker: «Il teatro era strapieno, il clima molto caldo e i musicisti avevano una gran fifa. Così ho preparato un bicchiere di grappino per tutti e sono saliti sul palcoscenico. Ne è uscito un concerto strepitoso con il pubblico che non finiva più di applaudire». Vanni Catellani era anche questo.
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