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Il corteo

Reggio Emilia contro tutte le guerre: «La Regione istituisca la delega alla pace»

Serena Arbizzi
Reggio Emilia contro tutte le guerre: «La Regione istituisca la delega alla pace»

Più di 500 persone hanno manifestato in piazza Prampolini nel giorno di Capodanno per chiedere il cessate il fuoco nelle zone calde dell’Europa e del mondo

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Reggio Emilia «Una delega alla pace e alla non violenza che sia strutturata e concreta, non simbolica, perché la nostra sia caratterizzata come una regione di pace».

La chiedono a gran voce le oltre 500 persone che nel tardo pomeriggio di capodanno si sono ritrovate in piazza Prampolini, con tanto di striscioni, per invocare la pace. Il presidio è stato organizzato da “Europe for peace” ed è stato uno dei punti che ha unito in un filo ideale i capoluoghi della via Emilia, da Piacenza a Rimini.

Gli interventi sono stati coordinati da Rina Zardetto, presidente dell’Associazione reggiana per la Costituzione, e conclusi da Pasquale Pugliese (Europe for peace). Presenti numerosi rappresentanti delle istituzioni di centrosinistra.

Alessandro Miglioli, consigliere comunale di Verdi e Possibile, spiega che la manifestazione «è stata organizzata perché pace e pacifismo richiamano l’ambito politico e culturale: in attesa che l’ambito politico faccia il suo corso, e qui parliamo più dell’inattività del Governo a Roma, noi portiamo avanti una pratica concreta di riflessione e condivisione di ideali in piazza per la pace, già dal primo dell’anno».

Thomas Predieri, consigliere per la pace di Castelnovo Monti, invoca l’esempio di Sandro Pertini e la necessità di «costruire una rete per la pace sempre più grande nel 2025, quando cadrà l’80esimo anniversario della fine della seconda guerra mondiale».

Il sindaco Marco Massari richiama la scritta – presente fino alla fine della festività – accanto al palazzo comunale, in adesione alla campagna di Emergency, che ricorda come il Tricolore ripudi guerra, in armonia con l’articolo 11.

Massari rievoca il messaggio di Sergio Mattarella: «La speranza siamo noi, occorre un impegno diretto, a partire dal costruire relazioni di convivenza e di inclusione».