Morto in Thailandia, l’amico Mondo Vecchi ricorda Monney
Reggio Emilia: lo storico allenatore delle Cantine Riunite aveva conosciuto Umberto Monney morto in un incidente
Reggio Emilia «Quella strada stretta, una sorta di scorciatoia per evitare il traffico caotico, me l’aveva insegnata lui: l’abbiamo percorsa più volte insieme. È probabile che quel giorno fosse diretto al Big C, il supermercato dove siamo andati tante volte a fare la spesa. Quando ho saputo dell’accaduto, giorni dopo l’incidente, sono rimasto sconvolto e sotto choc. Ora ho i brividi a salire sullo scooter, che qui usano tutti».
Raimondo “Mondo” Vecchi, conosciutissimo allenatore di basket, risponde al telefono dalla Thailandia, dove risiede da quattro mesi.
«Umberto, detto “Umbi”, è stata una delle prime persone che ho conosciuto appena arrivato: lui era un veterano a Pattaya e me lo avevano indicato amici comuni reggiani, come punto di riferimento iniziale per ambientarmi – spiega Vecchi –. Nei primi due mesi ci vedevamo quasi tutti i giorni: l’ho aiutato a montare il televisore nel suo appartamento e ad espletare pratiche via mail, perché lui era poco incline alla tecnologia». In seguito gli incontri si sono diradati, ma quando Umberto è risultato non raggiungibile, Vecchi si è preoccupato: «Sapendo che lui rispondeva raramente ai messaggi Whatsapp, l’ho chiamato per giorni invano. Poi, impensierito, con un amico sono andato nel suo condominio a cercarlo: la custode ci ha detto che era morto in un incidente. L’ho saputo così. Non volevo crederci, ma la polizia ha confermato. È stato un fulmine a ciel sereno».
«Sono stato io a recuperare il cellulare della figlia, per avvisarla – racconta Giampaolo Terzi, titolare del negozio di abbigliamento Ciak di vicolo Trivelli –. Con Umberto ci sentivamo spesso, tra cene e videochiamate. L’ultima volta due giorni prima che morisse. Mi aveva inviato una foto dei piatti che stava mangiando al ristorante; ci siamo salutati dicendo che ci saremmo visti a Pattaya a gennaio, partirò a breve. Invece è andata molto diversamente, in un modo che non avrei mai immaginato...».
Umberto Monney raccontava spesso agli amici di aver iniziato a lavorare ad appena undici anni, come garzone, svolgendo diversi mestieri nel corso della sua esistenza.
Abituato a spostarsi e a viaggiare, per essere stato rappresentante di una nota marca di biancheria per la casa, aveva poi lavorato per oltre vent’anni al mercato ortofrutticolo di via Cisalpina.
Andato in pensione presto, da allora aveva iniziato a viaggiare innamorandosi ben presto della Thailandia, che aveva visitato a ogni latitudine e che apprezzava per il clima mite, il basso costo della vita e la gentilezza degli abitanti.
Da almeno una decina d’anni Umberto si era stabilito a Pattaya, dove trascorreva sei mesi all’anno: partiva a inizio ottobre per tornare a fine marzo a Reggio. In città abitava nel quartiere delle Acque Chiare, in una grande casa colonica ristrutturata e divisa in appartamenti, dove aveva il ruolo di tuttofare: in particolare curava il giardino e l’ampia area verde. Quando si trovava a Reggio lo si poteva vedere al bar del grattacielo, in piazzale Tricolore, o al centro sociale Buco Magico di via Martiri di Cervarolo, dove aveva tanti amici e dove per ore giocava a carte.
«Gentile, educato, altruista: Umberto era una brava persona». Così lo descrivono gli amici, che piangono la sua scomparsa improvvisa.
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