Reggio Emilia, il vescovo Morandi incontra gli operatori pastorali
L’arcivescovo durante lo scambio degli auguri con il personale di curia, gli uffici pastorali, le associazioni, e i movimenti: «Il cristiano deve essere portatore di gioia»
Reggio Emilia «Non temete: ecco, vi annuncio una grande gioia»: questo versetto del Vangelo di Luca che ricorda l’annuncio degli angeli della nascita del Salvatore ai pastori è stato il motivo conduttore del tradizionale scambio degli auguri dell’arcivescovo Morandi con il personale di curia, gli uffici pastorali, le associazioni, e i movimenti.
La gioia è appunta la conseguenza dell’incontro con Gesù e monsignor Morandi, citando Bernanos e Santa Teresina di Lisieux ha sottolineato la necessità del recupero dello spirito dell’infanzia. Il cristiano deve essere portatore di gioia: essa deve costituire la normalità della vita del credente; non deve esserci spazio per l’avvilimento.
La gente ha bisogno di sentire e sperimentare la vicinanza di persone “gaudiose”, quali devono essere i cristiani, atteggiamento che è frutto della speranza.
L’arcivescovo Morandi si è poi soffermato sul significato dell’anno giubilare – reset dei debiti; occorre diffondere un messaggio di riconciliazione e conversione. Curia, uffici, associazioni devono essere luoghi di evangelizzazione, popolati di volti sorridenti di persone appassionate per il Signore.
Infine Morandi ha posto attenzione sul gufo, che compare nel suo stemma episcopale: tale volatile è l’immagine del monaco che vede la luce nella notte inoltrata, rappresentata oggi dalle tante paure, guerre, sofferenze; esso aiuta a vedere la luce di Betlemme.
L’incontro – nel corso del quale sono stati ricordati i nove sacerdoti e i quattro diaconi permanenti morti nell’anno che volge al termine – era stato introdotto dal vicario generale.
Monsignor Giovanni Rossi ha sottolineato che l’appuntamento che il vescovo riserva ogni anno nell’imminenza del Santo Natale è l’occasione per ascoltare la sua parola che dall’inizio del suo episcopato non è mai mancata: le lettere pastorali e in particolare la instancabile prossimità dell’arcivescovo alla vita delle persone, delle comunità, delle associazioni, dei movimenti per portare una parola di speranza, di incoraggiamento, di verità. Dalla sua ultima pastorale emerge sempre più l’urgenza dell’evangelizzazione, di un annuncio che scaturisca da un cuore sovrabbondante di grazia e di amore per il Signore e per il fratelli.
“Con la passione e l’empatia che sono propri di noi emiliani, ricorda sempre a noi sacerdoti che non possiamo sottrarci al ministero che ci è stato affidato nell’ordinazione: lasciarci consumare dalla passione del Vangelo, non perdere nessuna occasione per rendere ragione della speranza che è in noi, sentirci debitori del Vangelo”.
Tutti sono dei “graziati”, chiamati ad essere debitori non più verso il peccato ma verso quel dono di vita nuova contemplato nel mistero del Natale. La forza di questo annuncio deve spingere ad un rinnovato slancio missionario, vincendo resistenze, paure, tepidezza della fede.
«Il Giubileo sarà certamente l’occasione per riattizzare il fuoco dell’annuncio in noi e nelle nostre comunità. Abbiamo bisogno di uno sguardo rinnovato, luminoso, capace di contemplare e non soltanto di gettare un colpo d’occhio frettoloso. Dobbiamo invece cercare relazioni sincere, che abbiamo il sapore della responsabilità, del sapersi prendere cura gli uni degli altri. Abbiamo bisogno di quell’autenticità che il Natale porta con sé: nella povertà di Betlemme la storia del mondo intero si apre ad un nuovo orizzonte», ha evidenziato mons. Rossi.
Le parole sempre puntuali, chiare dell’Arcivescovo attendono dunque dai cristiani una risposta adeguata.