Gazzetta di Reggio

Reggio

L’evento religioso

Il presepe vivente di Campolungo accende la vigilia di Natale

Luca Tondelli
Il presepe vivente di Campolungo accende la vigilia di Natale

Reggio Emilia: stasera l’atteso rito organizzato dalla parrocchia ai piedi della Pietra di Bismantova

3 MINUTI DI LETTURA





Quest’anno l’Appennino nei giorni di Natale si presenta come il teatro ideale per le rappresentazioni della natività grazie alle nevicate arrivate copiose nei giorni scorsi. Un’ambientazione che da alcuni anni non era così invernale accoglierà dunque questa sera, vigilia di Natale, il Presepe vivente in programma a Campolungo, panoramica frazione alle pendici della Pietra di Bismantova, che si distingue da sempre per la vivacità della sua comunità, che durante l’anno si esprime in alcuni eventi molto partecipati. Il Presepe vivente è ormai una tradizione.

Viene proposto a cadenza biennale, quindi quest’anno torna dopo la precedente edizione del 2022. E sono ormai circa 30 anni che viene organizzato, tanto che uno dei primi neonati ad interpretare il bambino Gesù era stato l’attuale vicesindaco di Castelnovo Monti Daniele Valentini.

È la parrocchia di Campolungo ad allestire l’evento: la partenza dal piazzale della chiesa parrocchiale è in programma alle 22 di stasera, poi si potranno scoprire tutte le varie postazioni allestite nella parte più antica del borgo. Alle 23 sarà celebrata la messa nella stessa chiesa dei Santi Pietro e Paolo, in via Chiesa Vecchia 22. Il presepe vivente di Campolungo ha due caratteristiche principali: la prima è proprio il forte coinvolgimento della comunità. Sono gli stessi parrocchiani a dare vita a tutte le varie ambientazioni, a creare i costumi, a trovare gli attrezzi e gli arredi per gli allestimenti, a interpretare tutti i personaggi. La seconda è quella di essere un presepe a “chilometri zero”: sono tanti gli animali che animano le scene della natività, ed essendo la borgata alle pendici della Pietra un paese dalle antiche e consolidate radici agricole, tutte le bestie arrivano da allevatori locali. Ci sono mucche, galline, pecore, capre, anche l’asino è di un agricoltore del posto. Niente arriva “da fuori”.

Grazie a questo forte impegno, vengono proposte tantissime scene di vita di un tempo in tutte le aie e gli spazi tra le case in sasso del borgo antico. Ci saranno il fabbro, lo scarpolino o calzolaio che dir si voglia, il norcino che un tempo proprio in questo periodo dell’anno passava di casa in casa per ammazzare i maiali indispensabili per la sussistenza fino alla fine dell’inverno, le donne che preparano la polenta, e tante altre figure in costume. Vengono coinvolti ogni anno anche tanti bambini della parrocchia che ovviamente sono entusiasti di vivere questo momento. Il presepe vivente è una tradizione antichissima, che fa vivere di nuovo i paesi com’erano un tempo.

Questa tipologia di rappresentazione della natività attinge addirittura al primo presepe della storia, che risale all'epoca di San Francesco d'Assisi che nel 1223 realizzò a Greccio la prima rappresentazione della Natività, dopo aver ottenuto l'autorizzazione da papa Onorio III. Francesco era tornato da poco (nel 1220) dalla Palestina e, colpito dalla visita a Betlemme, intendeva rievocare la scena della Natività in un luogo, Greccio, che trovava tanto simile alla città palestinese. I cronisti dell’epoca raccontano: “Si dispone la greppia, si porta il fieno, sono menati il bue e l'asino. Si onora ivi la semplicità, si esalta la povertà, si loda l'umiltà e Greccio si trasforma quasi in una nuova Betlemme”. Il presepe di Greccio ha come antefatto le "sacre rappresentazioni" delle varie liturgie celebrate nel periodo medievale.

Nella rappresentazione preparata da San Francesco, al contrario di quelle successive, non erano presenti la Vergine Maria, San Giuseppe e Gesù Bambino; nella grotta fu celebrata la Messa con un altare portatile posto sopra una mangiatoia presso la quale erano i due animali ricordati dalla tradizione, ossia l'asino e il bue. Raccontano sempre i cronisti medievali: “I frati si radunano, la popolazione accorre; il bosco risuona di voci, e quella venerabile notte diventa splendente di luci, solenne e sonora di laudi armoniose. L'uomo di Dio, Francesco, stava davanti alla mangiatoia, pieno di pietà, bagnato di lacrime, traboccante di gioia, Il rito solenne della messa viene celebrato sopra alla mangiatoia e Francesco canta il Santo Vangelo”.l ©