Gazzetta di Reggio

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Il ricordo

“Giuliano Gemma, mio padre, mi parlava del suo pòpol giost”

Luciano Salsi
“Giuliano Gemma, mio padre, mi parlava del suo pòpol giost”

Vera Gemma, figlia dell’attore, sul conferimento della cittadinanza onoraria

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Reggio Emilia La febbre l'ha costretta a rimanere a casa, ma Vera, figlia dell'attore Giuliano Gemma morto nel 2013, non ha mancato di collegarsi in diretta video ieri mattina da Roma con la Camera del Lavoro, dove il padre era fra i reggiani insigniti della cittadinanza ideale ed affettiva del “pòpol giost”, il quartiere circostante via Roma. Non è potuta venire a ricevere il riconoscimento. Tuttavia ha testimoniato il fortissimo sentimento che legava alla nostra città il celebre interprete di film western. «Mio padre – ha detto – me ne parlava spesso. Diceva che Reggio gli aveva insegnato il senso dell’umorismo. Vi ritornava volentieri per riabbracciare la famiglia affidataria e gli amici».

Gemma, infatti, era nato a Roma nel 1938, ma negli anni dell’infanzia la madre l'aveva affidato a una donna del “popolo giusto”, che l’aveva allattato e allevato insieme ai propri figli. Altri cittadini onorari si sono aggiunti ai quindici nominati nelle due precedenti edizioni dell’iniziativa organizzata dall’associazione Via Roma Zero in collaborazione con la Cgil e con il contributo del Comune. Orio Cocconi, morto tre anni fa, era un cantante che si esibiva con le più importanti orchestre da ballo emiliane. Con la sua voce allietava le prime cene del “pòpol giost”.

«Il suo cavallo di battaglia – ricorda la figlia Monica – era la canzone Granada, ma ne aveva dedicata una anche a Borgo Emilio». Si tratta dell’attuale via Filippo Re, in gran parte demolita nel dopoguerra. Sono fra i premiati anche gli attori teatrali Antonio Fava e la moglie Dina Buccino. Immigrati dal Meridione, si sono formati qui e hanno la residenza in via Roma. Lui è maestro di commedia dell’arte e forgiatore di maschere.

Ha compiuto tournée in Europa, America ed Australia. «Siamo portatori – sottolinea – di una identità che è apprezzata soprattutto all’estero». Sergio Calzari, soprannominato Giòs, abitava in via Ferrari Bonini. Giocava a pallacanestro in serie B. Dopo il matrimonio si è trasferito a Novellara, di cui è stato sindaco. «Mio padre – riferisce – era fra gli operai licenziati nel dopoguerra. Il quartiere era teatro di grandi manifestazioni. Qui si è fatta la storia. La parrocchia, che frequentavo, fungeva da cerniera fra la Camera del Lavoro, la Questura e la sede del Movimento sociale».

Carlo (Carletto) Cottafavi aveva un negozio in via Secchi. La pergamena della cittadinanza è stata ritirata dal figlio Claudio, erede dell'impresa paterna. «Mio padre - ha raccontato – era l’ultimo di sedici figli di una donna poverissima, rimasta vedova, A diciotto anni si inventò il mestiere di riparatore di macchine da scrivere. Rappresenta bene una popolazione che perseguiva il riscatto personale nella solidarietà collettiva». I fratelli Calò sono i titolari del ristorante Canossa di via Roma, custode della cucina tipica reggiana, che ieri ha accolto a pranzo un buon numero degli intervenuti alla premiazione. «Il nostro – hanno detto – è un lavoro molto impegnativo, che occupa anche il giorno libero del mercoledì, quando dobbiamo curare l'amministrazione».