«Quello squalo non mi ha fermato: tornerò in Australia»
Intervista a Matteo Mariotti, ex studente del Mandela di Castelnovo Monti, che ha perso una gamba nell’oceano per un attacco
Ritrovarsi in mezzo agli squali una seconda volta, con una protesi al posto della gamba, è un’esperienza che pochi riuscirebbero anche solo a immaginare, eppure è proprio così che Matteo Mariotti ha scelto di affrontare il suo cammino di rinascita. Sopravvissuto ad un violento attacco di uno squalo che gli è costato la gamba sinistra, il parmense Matteo, ex studente dell’istituto Mandela di Castelnovo Monti, ha fatto della sua sfida personale una vera e propria missione: vivere al massimo e aiutare chi come lui non vuole rinunciare ai propri sogni, nemmeno di fronte alle difficoltà più grandi.
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Come ti sei sentito quando ti sei ritrovato di nuovo in mezzo agli squali a distanza di soli tre mesi dall’incidente?
«È stato incredibile, come chiudere un cerchio, una sorta di riconciliazione. Prima di tuffarmi avevo un po’ di ansia: normale, direi. Ma una volta lì sotto mi sono calmato. Era come se mi fossi riconciliato con quella parte di me e del mare, pronto ad andare avanti. Le emozioni sono indescrivibili. Essere stato attaccato da uno squalo e poi trovarmi di nuovo in mezzo a loro, porta a sentimenti forti, che quasi non si riescono a raccontare».
So di un progetto che stai portando avanti con un tuo amico riguardo a delle protesi, potresti parlarcene?
«Questa è la parte che davvero mi motiva. Non ho mai accettato l’idea di limitarmi, quindi ho cercato in ogni modo protesi adatte a permettermi di continuare con i miei sport preferiti, dall’arrampicata al motocross, dal wakeboard al kitesurf. Purtroppo, non ho trovato nulla che fosse adatto a quello che voglio fare. Così, insieme a un amico e con l’aiuto di qualche ingegnere, abbiamo deciso di costruire le protesi noi stessi».
In cosa consistono queste protesi?
«Sì, beh, per ora sono ancora in fase di progettazione, diciamo che siamo ai primi prototipi. L’obiettivo principale è ottenere la protesi per me e per i miei obbiettivi e successivamente, se si dovessero dimostrare ottime, magari pensare di fabbricarle per chi ne ha bisogno. Tornando al discorso di prima, penso che quello che mi è successo io debba viverlo come un “contrattempo”: non voglio ridurmi a “sopravvivere”, io voglio vivere al massimo. Questo è l’obbiettivo che dal primo giorno mi sono prefissato, tornare ad essere quello di prima, quello che ero, poi andare avanti, migliorarmi. Non chiedermi come sia possibile ma sogno ancora più in grande. Mi sono reso conto che abbiamo spazio e tempo limitati, la vita è una sola e, come ho ben capito, può scappare da un momento all’altro per un insieme di coincidenze o sfighe che il destino ti riserva».
Come mai vuoi tornare in Australia?
«Voglio ripartire, crescere e prendere in mano la mia vita. Sai, avere un’idea di cosa voler fare nella vita a 20 anni è difficile ma non voglio che questo incidente mi limiti. Qui a Monchio (il piccolo comune nella provincia di Parma dove vive, ndr) sto bene, però sono limitato. L’Australia è un posto stupendo e a me offre l'opportunità di vivere uno stile di vita che mi piace: per questo voglio continuare a viverlo. Il mio migliore amico, Filippo, partirà a breve, e io, appena sarò pronto, lo raggiungerò per continuare il mio viaggio. Oltretutto prima dell’incidente mi stavo appassionando alla biologia marina, avevo iniziato un percorso di studi e anche quello è un obiettivo che vorrei portare a termine. Ora le cose sono cambiate, ovviamente: sono passato da avere due gambe a una sola ma resta uno dei pochi percorsi di studi che mi interessano davvero perché amo il mare e tutto ciò che lo riguarda. Se davvero proseguirò su questa strada, lo deciderò una volta rientrato in Australia».
*Studente dell’istituto “Cattaneo” di Castelnovo Monti
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