L’autista che ha salvato la donna: «Era a cavalcioni su di lei, la picchiava: mi sono messo in mezzo»
Il ragazzo ha filmato la scena, riprendendo la fuga dell’aggressore che dopo è stato arrestato dai carabinieri
Guastalla Se lunedì mattina a Guastalla non si è consumato l’ennesimo femminicidio, lo dobbiamo a un ragazzo di 21 anni di Verona che non si è voltato dall’altra parte. «Ho visto che lui era a cavalcioni di lei, la picchiava e aveva un coltello in mano» ha raccontato alla Gazzetta di Reggio. Di fronte a un uomo robusto, alto e armato, Alen Halilovic, originario della Bosnia ma nato e cresciuto in Italia, non ha esitato a scendere dal furgone che stava guidando e affrontarlo a mani nude. Il giovane, autista di una ditta di Verona, lunedì mattina era diretto a Dosolo per una consegna. Appena ha svoltato da via Cisa Veneta sulla strada provinciale 35 che conduce al ponte che passa sul Po, ha notato qualcosa di strano.
«Ho visto una Bmw bianca ferma in mezzo alla strada con le portiere aperte, all’incrocio. Ho visto due persone che litigavano e si picchiavano. Poi ho capito che c’era una donna e che un uomo la stava picchiando. Ho sentito i suoi lamenti». Senza pensarci un attimo, ha fatto inversione e si è messo dietro l’auto. In quel momento l’aggressore aveva atterrato la sua vittima e brandiva un coltello. «Sono sceso con il telefonino, ho iniziato a riprendere e a urlare di tutto contro quella persona, perché ero molto arrabbiato. Lui si è alzato e si è girato verso di me con il coltello in mano. Aveva la mano piena di sangue e anche la lama era sporca di sangue: una brutta scena. Mi sono un po’ impaurito e ho messo un po’ di distanza tra noi, perché temevo che mi accoltellasse. Ho continuato a dirgli di tutto e di più e, a un certo punto, ha gettato il coltello. Però è tornato da lei e ha cercato di caricarla in macchina a forza. La ragazza opponeva resistenza e io allora mi sono buttato addosso a lui e glielo ho impedito. Si è allontanato, ma un attimo dopo è tornato per riprovarci. La donna si è aggrappata alla mia gamba per salvarsi. Non ci ho più visto e, con tutte le mie forze, l’ho spinto verso il fondo della macchina e mi sono messo in mezzo a loro».
La descrizione dell’aggressore è impressionante. «Non parlava, faceva solo dei versi, era fuori di sé. Aveva gli occhi spalancati, le labbra completamente bianche, stra-secche. Era proprio brutto, c’era qualcosa di non normale, come fosse drogato». Nel frattempo, il 21enne ha chiesto aiuto ad altre persone. «Poi è sceso anche un altro ragazzo che avevo chiamato. Dopo tre minuti che ero lì, è passata per caso un’ambulanza della Croce Rossa. Una fatalità fortunata. Nel frattempo io tenevo fermo quell’uomo e provavo a ragionarci, chiamandolo per nome, perché l’avevo sentito dire da lei. “Stai tranquillo, non fare così, ti stai rovinando”. Cercavo di calmarlo e, nel frattempo, i paramedici si erano avvicinati alla donna, che era stata accoltellata alla gola». In quel momento, l’aggressore è corso in auto. L’autista ha continuato a filmarlo e lo ha ripreso mentre se ne andava. «Mentre parlavo con quella donna, mi diceva: “Sto morendo, aiutami, non vedo e non sento più niente”. Poverina, era sotto choc, con una ferita al collo. Ho continuato a parlarle per farla restare cosciente. Mi ha detto che quello doveva essere l’ultimo incontro con lui...». Alen si rende conto di averla salvata. «Certo, se non avessi fatto alzare quello da lei, non so per quanto tempo avrebbe ancora avuto la forza di resistergli... Quando mi sono fermato lui aveva il coltello nella mano destra, lei agitava le mani. Parliamo di una persona alta un metro e novanta, non certo un piccoletto». Il 21enne ha anche chiamato al cellulare la madre della 45enne, in modo che sentisse la voce della figlia e sapesse da lei cosa era accaduto. «Tanta gente si volta dall’altra parte. Sento spesso queste storie di violenza alla tv e mi sono sempre detto: “Se ci fossi stato io”. Quando mi sono trovato lì, mi sono fermato, ma altri che sono passati non si sono fermati, non hanno fatto niente. Io ho pensato che poteva essere una mia amica, mia sorella, mia mamma, ma anche qualsiasi altra persona, non fa differenza per me. Questa rabbia mi ha dato la forza di intervenire». © RIPRODUZIONE RISERVATA