Da calciatore a professore di liceo: l’ex granata Michelangelo Galasso si racconta
Il docente: «La fantasia dello sport oggi la trovo tutti i giorni al Chierici»
Al liceo artistico Chierici di Reggio Emilia c’è un docente di scienze motorie che vanta una fortunata carriera calcistica: Michelangelo Galasso, originario della Puglia, in gioventù ha infatti giocato in alcune squadre di calcio di serie B, fra cui la Reggiana nella stagione 1991/1992.
Professor Galasso, è vero che è stato un calciatore famoso? Quanto famoso?
«Sono stato un calciatore professionista, sicuramente non famosissimo ma ho giocato a livelli del calcio quasi massimali».
E ha giocato anche nella Reggiana...
«Sì ho giocato nella squadra della Reggiana, sfidando avversari come il Napoli, l’Atalanta e il Milan, che in questi anni hanno invece una grande risonanza nel mondo del calcio».
Qual è la sua squadra preferita?
«Quella che sa giocare a calcio, non ne ho una precisa. Fin da bambino a me piace il bel gioco».
Il gioco pulito?
«Il gioco del calcio, che significa poter esprimere il talento che c’è in ognuno di noi: il tiro in porta, il dribbling, il passaggio, saper stare in campo, per vincere ovviamente, e per fare gol».
Senza cose strane…
«Quello che porta ogni atleta ad entrare in campo e giocare è la voglia di esprimere il proprio talento in funzione del risultato. È vero che certe volte ci sono delle situazioni poco chiare per raggiungere la vittoria ma sinceramente non ricordo miei compagni utilizzare mezzi non idonei per vincere».
Quindi possiamo dire che il calcio è la sua passione?
«Sì, una passione da oltre 50 anni, che significa soprattutto allenamento e voglia di stare in un prato verde».
Che lavoro sognava di fare da bambino?
«Da bambino volevo esprimere il movimento che c’era dentro di me come la palla che rotolava: rincorrerla e fare gol era il massimo. Io penso di aver camminato su una linea continua da piccolo fino ad adesso passando dal giocare a calcio – quindi il sogno del calciatore –, passando per il poter continuare a insegnare calcio – diventando tecnico nel settore giovanile – fino all’insegnare le basi che portano ogni giocatore a diventare bravo nel calcio, quindi insegnante di scienze motorie, come sono oggi. In più, alla veneranda età di 58 anni, ho ripreso anche a fare l’atleta: seguo un allenamento specifico per poter essere sempre performante anche ad una certa età».
Perché ha deciso di fare l’insegnante?
«La scelta dell’insegnamento è venuta dalla voglia di rimanere nell’ambiente sportivo. La carriera di un calciatore dura pochissimo: di solito 10-15 anni fino intorno ai 30 anni. Io a quell’età ho dovuto decidere cosa fare e ho continuato gli studi nell’ambito sportivo, quindi scienze motorie».
È contento di stare al Chierici?
«Sono super contento perché del calcio e dello sport in generale a me piace la creatività e la fantasia e al liceo Chierici, proprio attraverso la fantasia e la creatività, ho visto la mia passione trasferirsi dal prato verde alle azioni quotidiane dei colleghi insegnanti e di voi alunni, quindi alla vita normale. Essere fantasiosi nello sport, per me, deve continuare anche nell’insegnamento e al Chierici c’è l’utenza giusta, sia come professori che come studenti».
Come insegna calcio a scuola?
«A scuola faccio il gruppo sportivo, formato da 40 alunni e alunne che partecipano, più calcio a 5. A tutti insegno che lo sport è prima di tutto un gioco di squadra quindi bisogna imparare a stare all’interno del gruppo per poter raggiungere un risultato».
Che differenze vede nel calcio fra squadre maschili e femminili?
«Negli ultimi anni il calcio femminile è diventato sempre più presente nel circuito della comunicazione sportiva e il misto, per tanti motivi, non ufficiale. Maschile e femminile sono due mondi ancora molto lontani ma un bel gol, indipendentemente da chi lo fa, è sempre un’emozione. Arrivando alle differenze, il calcio maschile è fatto molto di selezione fisica, anche quello femminile in realtà ma, a pari età, sicuramente l’aspetto della genetica maschile gioca un ruolo più importante. Nel calcio femminile, infatti, viene esaltato di più il gesto tecnico, la bellezza motoria e tecnica».
Che rapporto ha con i suoi alunni?
«Questo dovremmo chiederlo a loro. Io posso dire che penso di interagire su un campo verde di empatia molto pieno di energia. Quindi ho un ritorno molto bello: io e i miei alunni stiamo bene. Vedo serenità, sorrisi, nessuna tensione né ansia. Ma soprattutto mi interessa che i miei alunni stiano bene all’interno della nostra scuola».
*Studente del liceo artistico Chierici di Reggio
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