Gazzetta di Reggio

Reggio

Giornata internazionale contro la violenza sulle donne

«Io violentata durante una passeggiata: è stato come un lutto. Poi ho scoperto in me una forza che non sapevo di avere»

Serena Arbizzi
«Io violentata durante una passeggiata: è stato come un lutto. Poi ho scoperto in me una forza che non sapevo di avere»

La testimonianza di Claudia: «Il mio stupratore è uscito dal carcere: non ho paura, ma ho un grande amaro in bocca»

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Reggio Emilia Un inno alla vita, la luce che ritorna dopo il buio più nero e un trauma le cui ferite, fisiche e psicologiche, lasciano un segno tutt’altro che semplice da sconfiggere. Ma Claudia – nome di fantasia – ce l’ha fatta. I fiori d’arancio hanno coronato la rinascita dopo l’incubo che nel 2018 squarciò la sua vita. Un giorno mentre stava facendo una passeggiata vicino a casa, uno sconosciuto mise una mano sulla bocca di Claudia. Quell’uomo l’afferrò e la violentò tra le sterpaglie. Un episodio terribile che Claudia ha deciso di raccontare per condividere con le donne che si trovano ad affrontare un incubo simile un messaggio di speranza. Nel 2021 ha trovato l’amore, che ha da poco suggellato con le nozze, dopo aver affrontato il cammino della guarigione, accompagnata dalla dottoressa del cuore Maria Stella D’Andrea. Oggi Claudia ha un sorriso luminoso e i suoi occhi hanno ripreso a brillare.

La testimonianza

«Ho terminato un corso di studi che stavo frequentando e ho il lavoro che desideravo – racconta Claudia, che oggi ha 30 anni –. Il 2024 è stato l’anno di una “notizia bomba” per me: è stato l’anno delle nozze. Dopo gli impegni miei per il corso e del mio compagno per il lavoro abbiamo celebrato il nostro matrimonio. Mentre io affrontavo il mio corso, il mio compagno ha avuto un’occasione di lavoro all’estero. Sono stati due anni intensi, la distanza ci ha fatto maturare sia come coppia, sia come persone, evidenziando quanto il nostro legame fosse solido. Quando è rientrato a Reggio, siamo andati a convivere. Io ho finito il mio corso e la convivenza procedeva bene: la distanza ci ha fatto capire che eravamo fatti l’uno per l’altra e così siamo convolati a nozze». Tuttavia, il percorso che ha portato Claudia fin qui è complesso e la trentenne deve fare i conti con gli strascichi giudiziari della terribile vicenda di cui è stata vittima. «Tra gli aspetti negativi di quest’anno, c’è stata la notizia che il mio violentatore è stato scarcerato. Anche questo è stato da mettere in conto. Non ho paura, ma ho un grande amaro in bocca. Già con il rito abbreviato aveva potuto beneficiare dello sconto di pena di un terzo, poi negli anni si sono susseguite ulteriori riduzioni per “buona condotta”. Non do certo la colpa alle forze dell’ordine, che hanno fatto il proprio dovere, ma c’è ancora molto da fare sul versante giudiziario – commenta Claudia –. Con la questura, che è riuscita nel difficile compito di catturare il mio violentatore dopo pochi giorni, ho un rapporto straordinario: loro sono una seconda famiglia e hanno dimostrato empatia e tatto, insieme a tanta competenza. Tuttora appena possibile passo a salutarli e a ringraziarli ancora per il supporto dato».

La violenza

Quando le chiedi come si faccia a superare un trauma così grande come quello che ha dovuto affrontare, Claudia premette che «nel mio caso il violentatore era uno sconosciuto, non avevo con lui legami sentimentali: questo ha aiutato. Quando si vive un fatto così spiacevole bisogna accettare tutti gli stati d’animo di quel periodo: se vuoi piangere, fallo tutto il giorno, devi accettarlo. Se vuoi ascoltare musica, lo devi fare, se hai bisogno di solitudine e della compagnia di qualcuno te lo devi concedere. È come un lutto e in quanto tale va vissuto e affrontato. L’inizio è difficile, ma nulla dura per sempre. Prima o poi arriverà la luce. E non bisogna guardare l’orologio o il calendario, i tempi non sono standard: c’è chi ci mette sei mesi, chi sei anni o anche di più. In quegli attimi terribili mentre venivo stuprata erano principalmente due i pensieri che mi giravano per la testa: “Morirò qui vicino a casa, in una delle zone migliori di Reggio? L’altro pensiero era: se riesco a sopravvivere devo ricordarmi la sua fisionomia e alcuni dettagli». L’istinto di sopravvivenza mi ha scatenato quei pensieri, che mi sono serviti anche per tenere occupato il cervello». Nella colluttazione il cellulare di Claudia era finito a terra. «Cercavo il telefono, ma lui mi ha ributtata giù, minacciandomi e facendomi capire che poteva uccidermi con un coltello. Lui era riuscito a prendermi il telefono per impedirmi di contattare i soccorsi, e lo ha gettato poco più avanti mentre si allontanava. È stato poi ritrovato dalla polizia. Portandomi via il telefono, oltre ad avermi impedito di cercare aiuto, mi ha anche isolata dai miei contatti: nel cellulare non ci sono solo numeri, ma ricordi». Nel tempo, la luce per Claudia è tornata: «Capisci che avviene quando inizi a pensare che le esperienze orribili e traumatiche sono state sì negative, ma mi hanno permesso di rendermi conto delle risorse e della forza che ho e che non sapevo di avere».  

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