Il 17enne Cristian Spagnolo: «Vi presento Egg Condition, la mia trilogia di videogiochi»
Lo studente del liceo Ariosto-Spallanzani (Nalio su Youtube) pubblicherà presto un quarto progetto: Pioneering
A soli 17 anni Cristian Spagnolo ha già sviluppato un’intera trilogia di videogiochi (su una gallina intrappolata in una fabbrica di uova), più qualche progetto a cui ancora sta lavorando e che pubblicherà presto, come Pioneering, gioco di cui però preferisce non anticipare nulla. È dall’inizio delle scuole superiori che ha iniziato a dedicarsi al linguaggio della programmazione e, dice, «sarebbe bellissimo in futuro poter lavorare in un gruppo di sviluppo di giochi “Indie”».
Come è nata questa tua passione?
«Quando andavo alle medie ho cominciato a esplorare il mondo della programmazione, però solo in modo superficiale. Ne ero affascinato ma non ho mai preso in considerazione l’idea di imparare a programmare autonomamente. Finché non è arrivato il momento di scegliere la scuola che avrei frequentato alle superiori. Quando ho visto che quella che volevo fare, il liceo Ariosto-Spallanzani, aveva un indirizzo informatico, ho afferrato la palla al balzo. In prima superiore abbiamo imparato il primo linguaggio di programmazione, così ho iniziato ad amare l’informatica. Da quel momento ho cominciato a programmare, per pura passione».
Quanti videogiochi hai creato finora o stai creando? Potresti descriverli brevemente?
«Dipende molto da cosa intendi per videogiochi. Ho lavorato a molti progetti secondari che potrebbero non essere definiti videogiochi, ma che per me lo sono. Se devo considerare solo i giochi che ho completato e che ho pubblicato, ne ho creati tre: Egg Condition, Egg Condition-Unblinded e 3gg Condition. Come si può intuire dai nomi, appartengono alla stessa trilogia. Tutti e tre sono collegati tra loro e parlano della storia di una gallina, Stuart, che scopre di essere intrappolato in una fabbrica di uova, ideata da Peppa. Attualmente sto lavorando ad un altro gioco, che intendo pubblicare, che si chiama Pioneering. Non posso ancora parlare di questo progetto, perché non voglio fare anticipazioni prima del rilascio».
A quali videogiochi ti ispiri per la creazione dei tuoi?
«Con l’eccezione di Minecraft, non ho videogiochi precisi di riferimento. Sperimento tanti giochi diversi, anche non digitali, per imparare il più possibile da essi e migliorare quelli che creo io. Tuttavia la categoria di videogiochi a cui mi ispiro è quella “Indie”, ovvero qualsiasi gioco creato da un piccolo team di sviluppo o da una sola persona. Per esempio Hollow Knight, Celeste oppure Kerbal Space Program».
Qual è stato il primo videogioco a cui hai mai giocato?
«È una domanda che posso interpretare in tanti modi differenti. Probabilmente il primo a cui ho giocato era un gioco sul telefono, come Angry Birds o Subway Surfers. Il primo a cui invece ho giocato con costanza è stato Infamous II, sulla Play Station 3. Uno a cui giocato seriamente e che continua ad appassionarmi è Minecraft. Non credo che avrei mai iniziato a creare videogiochi se non lo avessi comprato».
Quali sono i tuoi piani per il futuro? E per quanto riguarda il mondo della programmazione ?
«Sinceramente non ho dei piani molto chiari per il mio futuro. Sarebbe bellissimo poter lavorare in un gruppo di sviluppo di giochi “Indie”, però non è molto facile. Poche persone possono permettersi di guadagnare abbastanza soltanto programmando videogiochi. La competizione e il rischio sono troppo elevati. Non mi ci vedo a lavorare in un grosso studio perché spesso le condizioni di lavoro sono pessime e gli editori pensano solo al profitto. Per questo motivo molti grandi giochi, ai quali hanno lavorato centinaia di persone, sono spesso poco creativi e monotoni. Probabilmente farò un lavoro legato all’informatica e terrò lo sviluppo di videogiochi come hobby, nel tempo libero».
*Studente del liceo Ariosto-Spallanzani di Reggio Emilia