Una pagina Facebook dove regalarsi oggetti: l’idea di Kassandra conquista 22mila utenti
Si chiama “Te lo regalo se lo vieni a prendere Reggio Emilia”. La moderatrice: «Buttare via le cose è un peccato, così si recuperano e nascono anche buone azioni»
Reggio Emilia «Ogni strumento, capo, arredo, ha una sua storia, buttarlo via è un peccato, meglio regalarlo. Questa è un’ottima occasione per condividere ed eventualmente fare amicizia». In queste parole si riassume lo spirito di “Te lo regalo se lo vieni a prendere Reggio Emilia”, gruppo Facebook che oggi conta più di 22.000 iscritti: un punto di riferimento per tante persone che possono donare e prendere ciò che serve loro, magari superando così grazie a questi doni di beni di uso comune momenti di difficoltà. E, si badi bene, senza pagare. L’idea nasce dalla sua fondatrice Kassandra Paderni, 33enne originaria di Casalgrande.
Come è nato il progetto?
«Quando frequentavo l’Università di Verona, da fuorisede, mi sono imbattuta in un giorno in un gruppo Facebook proprio dal nome “Te lo regalo se lo vieni a prendere Verona”: ho scoperto che ne esistono di diversi in tantissime città, con lo stesso identico scopo, ovvero caricare foto di oggetti che non si utilizzano più mettendoli a disposizione senza guadagnarci nulla. Mi è sembrata una iniziativa bellissima e quando sono tornata a Reggio ho capito che qui mancava. Il riciclo di oggetti e dunque il tentativo di evitare sprechi soprattutto materiali fa parte della mia educazione familiare, mia mamma e le mie zie hanno sempre recuperato e dato nuova vita a tanti vestiti e oggetti senza più un apparente scopo. La tradizione l’ho portata avanti anche con le mie amiche e grazie a questo insegnamento ho capito il valore della condivisione dando di più a chi ha meno di me. Questo valore oltre a evitare lo spreco di oggetti mi ha dato la possibilità di conoscere tante persone e creare legami che ad oggi vanno oltre lo schermo di un telefono».
L’apertura di un gruppo su una piattaforma come Facebook come funziona?
«Quando l’ho aperto, ormai tre anni fa, posso dire di averlo creato solo per me e pochi altri, al tempo avevo invitato a farne parte solo i miei amici e conoscenti. Non ho mai sentito la necessità di chiedere a qualcun altro di aiutarmi a gestirlo perché per me è una grande passione, e nonostante il tempo che gli dedico non è mai stato un peso per me, anzi, una grande opportunità per creare nuovi legami. Dentro la piattaforma tutto deve passare attraverso la mia autorizzazione. Il primo step è inviare una richiesta di iscrizione: se vedo che il profilo non è fake, ovvero creato all’ultimo momento o senza immagini, lo accetto. Successivamente se una persona vuole creare un annuncio per donare qualcosa controllo che le immagini siano coerenti e che ci sia un minimo di descrizione. Dopodiché sta ai componenti del gruppo accordarsi per poter ritirare in autonomia».
Avere il pieno controllo delle interazioni può garantire anche un ambiente virtuale di maggiore qualità? «Penso di sì, ovviamente non posso garantire sulla correttezza di tutte le persone, ma faccio il possibile per moderare e soprattutto evitare discussioni tra gli utenti».
Ci sono regole?
«Quando si manda la richiesta per poter far parte del gruppo l’utente viene messo davanti a una domanda imprescindibile, ovvero: “Accetti di iscriverti a questo gruppo esclusivamente per regalare?”. Ho deciso di non collaborare con enti o associazioni, il mio rimane un progetto della comunità reggiana per la comunità reggiana. Un aspetto che voglio sottolineare è che non accetto le donazioni di animali o cucciolate, per queste situazioni bisogna rivolgersi a persone qualificate. Mentre i prodotti tecnologici preferisco evitarli a causa del valore economico che hanno, nel tempo ho avuto modo di vedere che possono creare accese polemiche».
Cosa ti dà più soddisfazione e cosa può essere problematico?
«Sono due facce della stessa medaglia: ovvero le persone. Se due utenti si danno appuntamento per ritirare un oggetto e uno dei due non si presenta l’unica cosa che posso fare è chiedere sempre un riscontro, in modo da avere un’idea di chi può essere un donatore affidabile. Per fortuna sono stati pochi i casi di questo genere rispetto ai tanti esempi positivi che vedo di solidarietà ogni giorno. Ho avuto diverse richieste per spedire vestiti o oggetti nelle zone colpite dalle recenti alluvioni, e ho conosciuto personalmente famiglie che si impegnano a inviare prodotti ai più bisognosi».
Cosa ti aspetti per il futuro da questo gruppo?
«Il mio desiderio è quello di cercare di aiutare più persone possibili e credo di stare facendo la differenza per qualcuno».l © RIPRODUZIONE RISERVATA