Bimbo autistico senza una scuola. Il provveditore: «Stiamo lavorando alla soluzione»
La famiglia del piccolo ha vinto il ricorso al Tar contro il diniego al trasferimento da un istituto comprensivo all’altro ma nessuna scuola era pronta ad accoglierlo
Reggio Emilia «Si sta lavorando alla soluzione del problema: non c’è indifferenza. Il nostro ufficio è stato investito della cosa almeno da tre settimane, la soluzione dovrebbe esserci a breve». Così Paolo Bernardi, dirigente dell’Ufficio scolastico provinciale, chiarisce la situazione del bambino autistico di 7 anni il cui trasferimento da una scuola primaria all’altra è diventato un caso, con la famiglia costretta a fare ricorso al Tar contro il diniego al nulla osta emesso dall’istituto comprensivo di partenza.
La sentenza del 24 ottobre scorso ha dato ragione ai genitori, sostenuti nella causa dall’avvocato Cristian Immovilli, asserendo che alcuna questione di organizzazione scolastica può venire prima dell’interesse del bambino. Annullando, dunque, quel diniego. Ma a distanza di tre settimane ancora non è stata ufficializzata alcuna iscrizione in un’altra scuola a cui la famiglia ha fatto richiesta, con una pioggia di no che sono arrivati, tutti per ragioni organizzative. Facendo finire il bambino e la famiglia in un limbo: non più iscritto nella scuola dove ha frequentato la prima classe e non ancora iscritto in nessun’altra scuola della città.
«Non entro nel merito della sentenza del Tar – prosegue il provveditore – ma le sentenze vanno applicate e faremo ogni sforzo per farlo». La famiglia del bambino aveva chiesto il trasferimento perché non riteneva adeguato il lavoro dell’insegnante di sostegno, ma anche perché si è trasferita in un altro quartiere della città. La necessità è anche di avere una scuola più di prossimità, nell’interesse del bambino in relazione alle sue caratteristiche. Il no era arrivato in considerazione del fatto che la prima scuola scelta come destinazione ha già un alto numero di bambini con Bes (Bisogni educativi speciali) e la capienza delle aule non era sufficiente. Bernardi spiega che anche questi sono aspetti importanti nelle valutazioni. «Se pensiamo che in una classe ci sono 25 bambini, se il numero di alunni certificati vuol dire che hanno accanto un insegnante di sostegno, si fa presto ad arrivare a trenta persone in un’aula. Ma indipendentemente da questo – va avanti – l’interesse massimo è quello di offrire il servizio scolastico a chi ne ha bisogno. La dirigente della seconda scuola che è stata contattata per l’iscrizione, sta valutando e predisponendo per effettuarla». I problemi organizzativi dunque dovranno essere superati. Bernardi assicura che nel giro di qualche giorno Paolo – così lo avevamo chiamato, un nome di fantasia per tutelarlo – potrà tornare a scuola e riprendere il suo percorso scolastico. È quello che spera anche la sua famiglia. © RIPRODUZIONE RISERVATA