Bimbo autistico vince il ricorso al Tar, ma non riesce a trovare una scuola
La battaglia legale della famiglia per il trasferimento in una scuola più vicina a casa. L’avvocato: «Ma ha ricevuto tanti no»
Reggio Emilia La richiesta di trasferimento da una scuola primaria all’altra per Paolo – nome di fantasia, per tutelarlo – un bambino di sette anni affetto da un disturbo dello spettro autistico, si è trasformata in un calvario per lui e la sua famiglia, dove nemmeno un ricorso al Tar vinto ha portato, almeno per ora, alla soluzione. Tutto inizia nel settembre scorso quando la famiglia formalizza la richiesta di trasferimento. Le ragioni sono duplici: da una parte un rapporto con l’insegnante di sostegno non ritenuto adeguato dai genitori e il trasloco in un altro quartiere della città di tutta la famiglia. Non un fulmine a ciel sereno, si legge nel ricorso, dato che già a luglio, dopo essere stato promosso in seconda classe, il bambino in accordo con la pedagogista ha avviato un percorso con un altro istituto per favorirne l’inserimento in una nuova scuola. Con tanto di colloqui con le rispettive dirigenze scolastiche che si erano rese disponibili al trasferimento.
L’istituto comprensivo di partenza però, dopo averlo rilasciato, a settembre annulla il nulla osta al passaggio da una scuola all’altra. Così inizia la battaglia della famiglia, che si affida all’avvocato Cristian Immovilli e fa ricorso al Tar rispetto al diniego. Sottolineando, al primo punto, come il nulla osta dell’istituto scolastico di provenienza non abbia discrezionalità, ma debba solo chiarire in che classe il bambino abbia i requisiti di essere iscritto e se c’è il rispetto della normativa fiscale. E che «sarebbe inammissibile subordinare le esigenze formative del minore a necessità collettive legate a transitorie misure organizzative del servizio scolastico». Rimarcando, inoltre, come per un bambino con le sue caratteristiche possa trovare beneficio nel frequentare una scuola di prossimità rispetto alla sua abitazione. Il no al trasferimento sarebbe stato motivato come dovuto al fatto che la scuola di destinazione avrebbe già un alto numero di alunni con “Bes” (Bisogni educativi speciali) e un’aula non abbastanza grande per farsi carico di un altro studente con gli stessi bisogni. Un no che sarebbe stato illegittimo, per i ricorrenti, anche perché non preceduto da una comunicazione che consentisse alla famiglia di interloquire sulla questione.
La sentenza di merito del Tribunale amministrativo di Parma è stata pubblicata lo scorso 24 ottobre e ha accolto il ricorso presentato dalla famiglia del bambino, annullando dunque l’atto impugnato: quel documento che dice no al trasferimento. I giudici amministrativi hanno rilevato che la prima scuola può, come unica valutazione, certificare la regolarità della condotta dell’alunno e il rispetto della normativa fiscale «mentre ogni altro apprezzamento dell’istituzione scolastica si risolverebbe nel piegare inammissibilmente» alle necessità organizzative della scuola quelle dell’alunno, che spettano invece soltanto a chi ne esercita la potestà. Dunque, in questo caso, i genitori. Il risultato della sentenza è stato la validità del nulla osta al trasferimento del bambino dalla prima scuola. Negli effetti, però, non si è ancora arrivati a una soluzione per il piccolo Paolo e il suo diritto alla scuola, nonostante un ricorso e una sentenza favorevole alle sue istanze. «Per ora siamo in una situazione di limbo – conferma infatti l’avvocato Cristian Immovilli – Il bambino, che in questo periodo non ha comunque potuto frequentare per motivi di salute, alla famiglia non risulta più iscritto alla scuola in cui ha fatto la prima classe. Mentre nonostante siano state diverse le scuole che sono state sentite per iscriverlo alla seconda, per ora ha ricevuto solo dei no». Ancora appellandosi alle circolari che stabiliscono un tetto nel numero di bimbi con Bes. Un groviglio burocratico che deve essere sbrogliato in fretta, nell’interesse di Paolo.l © RIPRODUZIONE RISERVATA